I militari della Stazione di Gravina in Puglia, collaborati da quelli della compagnia Carabinieri di Altamura (BA) hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Vincenzo Mangione 36enne e Michele Loglisci 44enne, entrambi pregiudicati di Gravina in Puglia, ritenuti gli autori del tentato omicidio commesso in pregiudizio di Nicola Mangione 44enne coniugato, pluripregiudicato, tornato in libertà pochi mesi prima dell’agguato, dopo aver scontato una condanna definitiva a 24 anni di reclusione per omicidio in concorso.

La mattina dell’08 gennaio 2018, Nicola Mangione, fu sorpreso dai sicari che esplosero al suo indirizzo almeno sei colpi d’arma da fuoco, dei quali uno attinse il piede sinistro che gli cagionò lesioni guaribili in dieci giorni. Il sopralluogo consentì di stabilire fin da subito che gli autori avevano verosimilmente organizzato nei dettagli l’azione di fuoco con l’intenzione di sorprendere Mangione mentre rientrava a casa e di cagionarne la morte.

È emerso infatti che dei sei colpi esplosi da una pistola calibro 9X21, fatta eccezione per quello che aveva colpito Mangione al piede, le restanti ogive si erano conficcate, ad altezza uomo, sulle pareti di un edificio e non avevano attinto l’uomo solo perché questi si era accorto della presenza degli autori e, con una pronta reazione, aveva trovato riparo, dapprima dietro un’autovettura parcheggiata, poi raggiungendo le palazzine che si trovavano in zona.

Le indagini, anche di natura tecnica, hanno consentito di stabilire che il proposito criminale di eliminare Nicola Mangione era maturato negli ambienti criminali locali in quanto questi, conclusa la sua condanna, voleva imporre autoritariamente la sua presenza sul territorio con attività delittuose prevalentemente legate allo spaccio di sostanze stupefacenti, destabilizzando così gli equilibri criminali già presenti in Gravina in Puglia. È in questo contesto che sono stati identificati i due autori del tentato omicidio e cristallizzato il ruolo di Vincenzo Mangione, autore materiale dell’azione di fuoco, spalleggiato dal Loglisci che ha svolto funzione di copertura.

Nei confronti di entrambi, la Procura della Repubblica contesta altresì la premeditazione e l’aggravante del metodo mafioso, per le modalità efferate con le quali è stata compiuto il delitto ovvero  per aver agito a volto scoperto,  in maniera eclatante, in pieno giorno ed in luogo pubblico.