Ombre sulla gestione del cimitero comunale di Mola di Bari. Le chiacchiere di paese da circa un mese sono confluite in un’inchiesta della Guardia di Finananza, che su quanto accade nel campsanto da cinque, forse sei anni a questa parte vuole vederci chiaro. I finanzieri sono stati a Palazzo di Città per acquisire una discreta mole di documentazione relativa alla gestione del cimitero comunale.

La notizia sarebbe contenuta in una lettera riservata che il responsabile del servizio, Maria Debellis, avrebbe inviato al primo cittadino di Mola, Giuseppe Colonna. In paese non si parla d’altro e in redazione continuano ad arrivare numerose segnalazioni, ma adesso sarà la Guardia di Finanza a stabilire se nel priodo in questione possano essere stati compiuti illeciti di natura fiscale o messi in pratica palesi violazioni alle leggi dello Stato, regionali e del regolamento comunale.

Nell’occhio del ciclone sarebbe finito Giovanni Polignano, che in paese tanti riconoscono come il “custode” o il “re” del cimitero. In realtà, Polignano, è dipendente dell’azienda avellinese Multiservice, che dall’anno scorso ha vinto l’appalto per la gestione dei servizi cimiteriali. Prima di allora, il “custode” ha lavorato alle dipendenze dell’altro appaltatore, la Sesa di Latiano.

Secondo alcune indiscrezioni, sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza sarebbero finiti i lavori cimiteriali eseguiti in questi ultimi anni. Resta da chiarire se il fatto che Giovanni Polignano è il marito di Georgeta Cataonu, titolare della ditta individuale Eterna, attiva proprio nel settore dei lavori cimiteriali, possa aver generato qualcosa in più di un evidente conflitto di interessi.

Le voci di paese, unitamente a passate visure camerali, parlano di nessun dipendente assunto e quindi ci si chiede, non avendo mai visto la signora Cataonu al campo santo di Mola, chi possa aver realizzato lapidi, marmi per i loculi o per gli ossari e vendita di cassettine per resti mortali. Le stesse voci mormorano persino di trattavive e pagamenti effettuati direttamente nell’ufficio del “custode” del cimitero. Fosse vero, si tratterebbe di una palese violazione dei regolamenti, che vietano alla agenzie di pompe funebri e marmisti di presidiare il cimitero per accaparrarsi lavori sul posto; agli operai della ditta appaltatrice e comunli di ricevere qualsiasi forma di compenso (anche mance) e prestare opere direttamente ai privati. Divieti contenuti nel D.P.R. 285 del 1990, firmato dall’allora Capo dello Stato, legge regionale numero 34 del 2008 e successive modificazioni del marzo 2015, nonché nel regolamento comunale, emesso sempre a marzo del 2015 e disponibile sul sito istituzionale dell’ente.

A confermarci che esiste un problema serio è lo stesso sindaco, Giuseppe Colonna. Raggiunto al telefono ha spiegato come l’amministrazione pubblia si stia interessando della vicenda, già prima dell’intervento della Guardia di Finanza. In sostanza, l’ente starebbe valutando l’ipotesi a breve termine di ritrasferire sul posto un dipende comunale che possa occuparsi come in passato della gestione dei servizi cimiteriali, seppure all’epoca un dipendente avrebbe presentato una denuncia per aver subito violenza dal “custode” del cimitero.

Il Sindaco, poi, ha detto di voler parlare con la Multiservice per capire il da farsi, soprattutto in considerazione del ruolo di Giovanni Polignano. La questione è stata sollevata anche in Consiglio Comunale lo scorso 16 aprile, con la presentazione di un’interpellanza formulata dal consigliere Michele Danienle (Movimento 5 Stelle), che ha trovato l’appoggio dell’ex sindaco Giangrazio Dirutigliano.

In questi giorni la Guardia di Finanza sta convocando alcune delle famiglie che hanno avuto contati con Giovanni Polignano e l’azienda di sua moglie per la realizzazione di manufatti (tombe) e marmi di loculi e ossari. A gettare altra benzina sul fuoco sarebbe stata un’azienda concorrente a quella della moglie di Polignano, a cui sarebbe stato impedito l’accesso al cimitero coi propri mezzi per andare a sistemare una tomba. A chiamare gli operai erano stati i proprietari. Quello stesso giorno, però, come si vede dalle foto, all’interno del campo santo ci sarebbero stati altri mezzi e altri operai al lavoro, non i sa se autorizzati o meno.