Michele Emiliano, foto di repertorio

Al centro dell’indagine una fattura di 20mila euro non pagata direttamente dal comitato elettorale di Emiliano, ma da un imprenditore foggiano. Per questo motivo sono indagati il presidente della Regione Puglia, il suo capo di gabinetto, Claudio Stefanizzi, e tre imprenditori. L’accusa è di induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso di ufficio e false fatture.

I fatti risalgono alle primarie del Pd del 2017. All’epoca dei fatti Emiliano affidò a un’agenzia piemontese la campagna elettorale, poi risultata identica a quella dell’ex presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, per un valore di 48mila euro. Dopo la svista Emiliano si era rifiutato di pagare quanto dovuto all’agenzia e dopo essersi aperto un contenzioso, con un decreto ingiuntivo da parte della società, si era arrivati al pagamento di 20mila euro. Assegno non versato dal comitato ma da un imprenditore foggiano, da sempre sponsor di Emiliano.

L’indagine dunque ha portato la Guardia di Finanza negli uffici della Regione, per acquisire la documentazione informatica, chat e mail, su delega della Procura. L’incursione però era già a conoscenza di Emiliano, avvisato l’8 aprile da un giornalista. Il governatore il giorno stesso si è immediatamente rivolto al Procuratore Volpe denunciando la violazione del segreto istruttorio e l’informatore.

Al centro della vicenda anche un altro pagamento. Secondo le indagini due imprenditori baresi avrebbero pagato la restante parte del contenzioso con l’agenzia piemontese, spinti da Emiliano e Stefanizzi. I due però hanno affermato che si trattava del pagamento di una campagna pubblicitaria della loro azienda e che non aveva nulla a che fare con le primarie del Pd. La finanza ha comunque deciso di acquisire la documentazione cartacea e informatica e di aggiungere i nomi dei due imprenditori all’inchiesta appena iniziata.