Alessandro Leopardi, corniciaio 38enne di Valenzano, non fu ucciso dal suocero, il 70enne Rocco Lagioia, ma probabilmente fu ammazzato per una denuncia fatta nel 2005 per tentata estorsione e che portò all’arresto di alcuni uomini vicini a un clan barese.

Il 38enne ricordiamo che fu trovato carbonizzato e ridotto in frammenti nell’ottobre del 2014 e per questo il suocero era stato condannato in primo grado a 16 anni di reclusione per omicidio volontario e occultamento di cadavere. La Corte di Assise di Appello di Bari ha ritenuto il 70enne non colpevole e la sentenza è stata impugnata di Cassazione.

Quadro nebuloso, nessuna certezza su cause, ora e luogo del delitto e alcun movente. Sono queste le motivazioni dell’assoluzione di Lagioia. Inoltre i giudici hanno preso in carico i timori che Leopardi che manifestava alla moglie dopo l’arresto degli affiliati al clan.

“Questa Corte – hanno evidenziato i giudici – si è occupata di vicende che, maturate in contesti criminali, hanno visto la realizzazione di una vendetta a distanza di molti anni dal fatto”. La decisione della Corte è solo una delle alternative ipotesi di ricostruzione del delitto, in assenza di un quadro probatorio certo.