Carlo Adige è davvero un pedofilo o andrà in carcere da innocente? È a questa domanda che si sta cercando di dare una risposta, seppure un giudice ha condannato il 29enne bitontino in via definitiva a 5 anni di carcere. In attesa di quel giorno, Carlo sta provando in tutti i modi a dimostrare la sua innocenza. “Il 6 gennaio del 2015  – ripete – ho solo aiutato la bambina a rialzarsi dopo una caduta causata dal fatto che indossava gli stivali della zia”.

Non crediamo ciecamente alle parole del condannato, ma abbiamo provato a porci delle domande dopo la lettura delle carte processuali. Manca il video di quel giorno; la visita sulla bambina è stata fatta dieci ore dopo la denuncia senza che fossero trovati segni di violenza; la vittima di soli 4 anni ha riferito particolari che sembravano suggeriti poiché non conosceva il presunto aggressore e soprattutto non sapeva che lavoro facesse; la zia della bambina era fuori dal garage occupato abusivamente e stava lavando le scale esterne; quel 6 gennaio era giorno di mercato a Bitonto, in 5 minuti Carlo avrebbe raggiunto l’abitazione e mentre aspettava sua moglie si sarebbe denudato nell’androne del palazzo senza portone, lo stesso palazzo in cui abitavano la famiglia della bambina, la zia, i nonni e altri parenti; nel corso del processo, poi, è emerso che il presunto pedofilo non si sarebbe denudato come detto inizialmente; la casa popolare abitata dal padre di Caro è stata poi occupata abusivamente; il primo avvocato a cui si rivolge Carlo difendeva da altre accuse alcuni familiari della bambina; nessuno ha consigliato al condannato di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Insomma, i conti non tornano come dovrebbero in questi casi. Abbiamo cercato di chiedere spiegazioni anche alla famiglia della piccola. Ci ha risposto solo la nonna, senza tuttavia volersi mostrare alla telecamera. L’invito a chiarire e rispondere ad alcune domande è ovviamente ancora valido, seppure molto di come la pensano i familiari è evidente dai messaggi di commento sul post dell’intervista pubblicato su facebook. In mezzo a parolacce, accuse velate e altre parole forti, non abbiamo letto nulla sulla vicenda.

Cosa davvero è accaduto il 6 gennaio di 4 anni fa? Finora non siamo riusciti a capirlo. In questa storia c’è una cosa che crea molta meraviglia. Una zia della bambina che Carlo avrebbe palpeggiato, si è rivolta proprio al presunto pedofilo, per fargli realizzare l’invito per la Comunione del figlio. Non ce n’erano altre tipografie a Bitonto? Dopo tutto quello che Carlo avrebbe fatto alla nipotina, perché la donna si è rivolta proprio a lui? Solo una questione economica o in effetti non lo ritiene responsabile di quello per cui è stato condannato e quindi degno di manipolare l’immagine del figlio? Le domande senza risposta sono tante e finora le carte processuali non fanno altro che aumentare i dubbi.