Carlo Adige, il 29enne bitontino che ai nostri microfoni ha professato la sua innocenza, è stato condotto nel carcere di Bari per scontare il residuo della condanna definitiva a 5 anni per aver palpeggiato una bambina di 5 anni il pomeriggio del 6 gennaio del 2015. Veronica, la mamma della piccola, è convinta che “in carcere c’è la persona giusta, mia figlia ha sempre indicato lui”.

Oggi la famiglia è al nord. “Siamo andati via per dare un futuro migliore ai nostri figli – spiega la donna – non certo per quell’episodio, perché possiamo andare in giro a testa alta”. Veronica conferma molti dei particolari esposti da Carlo nell’intervista: la caduta della piccola, il fatto che indossasse gli stivali della zia, il fatto che la zia stesse lavando casa, seppure la parte interna comunque a pochi passi dal luogo del presunto abuso, ma non sa spiegarsi perché manchi il video della telecamera stradale o per esempio perché il primo avvocato interpellato, che difendeva anche alcuni suoi parenti per altre questioni, non abbia consigliato a Carlo di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia.

Fosse rimasto in silenzio Carlo Adige sarebbe ugualmente finito in carcere? Le prove sono schiaccianti? Ad eccezione della testimonianza della piccola “che piangeva quando lo vedeva”, continua la mamma, nessun altro ha visto nulla. “Quel giorno, per via di una discussione – racconta Veronica – uno dei residenti nell’appartamento della nonna, al primo piano, fu arrestato, mentre altri erano già rinchiusi in altre case circondariali”.

Veronica nega anche la presunta pressione da parte di una famiglia che voleva occupare l’alloggio popolare appartenuto ai genitori di Carlo, cosa che poi è affettivamente è avvenuta. Alloggio vuoto perché gli occupanti sono stati a loro volta arrestati. “Può tentare di lavarsi la reputazione – dice la mamma – ma non la coscienza, perché lui sa cosa ha fatto”. Inizialmente Adige, incensurato fino a questo momento, era accusato di essersi abbassato i pantaloni e di averli abbassati anche alla bambina, ma alla fine è stato condannato per averla palpeggiata. Cosa è davvero successo quel giorno? In carcere è davvero finito un uomo che ha “toccato” una bambina di 5 anni? Da qualunque punto di vista si osservi la faccenda, dando per buone tutte le dichiarazioni dei protagonisti, resta l’impressione di un’indagine lacunosa. La consolazione, come detto dalla mamma, è che “la bambina sta meglio”.