“Voglio sapere dov’è il corpo di mio figlio e chi ha aiutato il reo confesso Paolo Masciopinto ad ammazzarlo”. Vedova e ormai anziana, Lucia Petroni, 71 anni, ha un unico obiettivo e per questo è pronta a chiedere alla Questura di Bari nuove indagini sulla morte del figlio 19enne, Luigi Fanelli, scomparso in circostanze mai chiarite il 27 settembre del 1997.

Di quel delitto e dell’occultamento del suo cadavere furono accusati e processati Paolo Masciopinto, Francesco Sciacqua e Filippo Di Venere. Dopo una condanna in primo grado, i primi due vennero assolti in appello e poi definitivamente in Cassazione, mentre Di Venere fu assolto fin da primo grado.

L’assoluzione lasciò aperti molti dubbi, fino al colpo di scena, avvenuto u paio d’anni fa. Masciopinto, detenuto per altri reati, diventato ormai collaboratore di giustizia, confessò di aver ucciso Luigi Fanelli, pur non riuscendo mai a far ritrovare il suoi poveri resti. “Mio figlio era un bravo ragazzo, un militare di leva che si innamorò della ragazzina sbagliata – urla la madre disperata – non aveva alcun legame con la criminalità organizzata, anzi sfidò il suo assassino per tentare di convincerlo a lasciar perdere la donna di cui aveva perso la testa”.

Perché Masciopinto confessò? Di sicuro sapeva di non poter essere più perseguito per quel reato. Ciò che Masciopinto non ha rivelato sono i nomi dei suoi complici. “Sicuramente ha avuto dei complici per uccidere mio figlio e far sparire il cadavere”, continua. “Anche le indicazioni sul luogo della sepoltura – aggiunge la donna – non furono mai del tutto chiare, tanto che i resti di Luigi non sono mai stati trovati.

“Aiutatemi a morire in pace – conclude mamma Lucia – voglio la verità e una punizione esemplare per chi ha strappato alla vita Luigi. Nonostante siano passati 22 anni e finché ne avrò la forza non smetterò di lottare”.