Ventotto anni di reclusione. È questa la condanna chiesta dalla Procura di Bari per Filippo Capriati, nipote del boss della città vecchia, ritenuto a capo dell’organizzazione mafiosa che avrebbe assunto il controllo del servizio di assistenza e viabilità all’interno del Porto di Bari, commettendo estorsioni, furti, rapine e traffici di armi e droga.

Per gli altri 24 imputati, accusati di associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga, uso di armi, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, furti, truffa e induzione indebita a dare o promettere utilità, sono state richieste condanne tra i 26 anni e 16 mesi di reclusione.

Durante il procedimento penale si sono costituiti parti civili l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale, Ministero dell’Interno, Agenzia delle Entrate, Cooperativa Ariete e Associazione Antiracket Puglia.

L’Autorità Portuale ha quantificato in un milione di euro il danno all’immagine subito e la cooperativa Ariete ha chiesto complessivamente 150mila euro di risarcimento danni. Le discussioni delle difese cominceranno nella prossima udienza del 18 gennaio e la sentenza è prevista a marzo.