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“Non ci hanno fatto entrare perché siamo transessuali, ci hanno discriminate e lasciate fuori”.”L’accusa di omofobia è completamente infondata, per noi ognuno può fare ciò che vuole, semplicemente era la serata inaugurale e avevamo distribuito alcuni inviti”. Potremmo riassumere così il botta e risposta tra i titolari del Riva club e Felisia Bulgari, truccatrice e vocalist barese già vittima di una aggressione nei mesi scorsi per via delle sue scelte di vita. Ma facciamo un passo indietro.

Venerdì sera, il 5 ottobre scorso, il Riva organizza la serata inaugurale, pubblicizza l’evento su facebook, e la voce naturalmente si sparge. Ingresso gratuito con consumazione obbligatoria, ingresso omaggio donna solo su lista entro le 23:30, recita l’evento. Il tema è quello dello Studio54 “che ha ispirato e dettato i trend della nightlife mondiale con la sua atmosfera patinata e i suoi parties all’insegna dei glitter e dell’eccesso”, riporta la descrizione della serata.

Con due amiche, una anch’essa transessuale e una no, ci dice Felisia, si presentano al Riva, sono circa le 23:15, minuto più minuto meno. Vorrebbero entrare, ma i buttafuori le fermano: “Hanno usato la scusa che si trattava di un evento privato – ci ha raccontato Felisia – ma il locale aveva pubblicato la locandina della serata. Ci tengo a specificare che sono stati i titolari ad aver dato queste direttiva ai buttafuori. Erano in imbarazzo a dircelo, si vedeva, non abbiamo mai avuto problemi con quei ragazzi in tutti i locali dove siamo andati”.

“Non siamo affatto omofobi – ci hanno detto i titolari del Riva – lo dimostra il fatto che proprio quando è stata aggredita qualche mese fa, lei stessa nell’intervista che vi ha rilasciato ha avuto parole di apprezzamento nei nostri confronti. Non è che da un giorno all’altro abbiamo cambiato idea”.

“Era la serata inaugurale, il locale non è grandissimo e al primo piano avevamo anche una festa di compleanno di 50 anni. Se si fossero presentate 2mila persone non avremmo saputo dove metterle, per questo abbiamo fatto una lista con nome e cognome, anche se sarebbe più giusto chiamarli inviti. Esauriti gli invitati della lista, dalle 23.30 poteva entrare chiunque”.

“Non so se veramente sia stato detto che era un evento privato, magari sì, o forse non si sono capiti, fatto sta che non facciamo nessun tipo di discriminazione, quella sera c’era l’inaugurazione del locale e abbiamo gestito l’accesso con gli inviti. Quando vogliono tornare sono le benvenute”.