L’emergenza Giustizia a Bari, entrata nel caos con la dichiarazione di inagibilità del Tribunale penale per il rischio crollo, si è abbattuta anche sulla vicenda processuale legata alla morte di Paola Labriola, la psichiatra barese uccisa da un paziente il 4 settembre 2013 con 70 coltellate nel centro di salute mentale del quartiere Libertà.

La sospensione dei processi fino al 30 settembre farà infatti saltare l’udienza, prevista per il giorno 20, nei confronti degli allora dirigenti della Asl di Bari, accusati di aver omesso le cautele necessarie per garantire la sicurezza sul luogo di lavoro della dottoressa. Per il delitto è già stato condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato il 41enne Vincenzo Poliseno, che sta scontando la pena in carcere.

A cinque anni dal fatto pende in primo grado il processo nei confronti dei 6 dirigenti Asl, tra cui l’ex dg Domenico Colasanto, imputati per morte come conseguenza di altro reato, omissione di atti d’ufficio, falso e induzione indebita a dare o promettere utilità.