Due infermiere dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari vengono aggredite verbalmente e per questo accompagnate al pronto soccorso del Policlinico, ma dopo un vano pomeriggio in attesa della visita decidono di richiamare l’ambulanza e farsi riportare sul posto di lavoro. Sembra il copione di una commedia all’italiana, ma da ridere c’è ben poco.

Intorno alle 12.30 di ieri, pure loro stanchi di dover aspettare, i genitori di un piccolo paziente si scagliano contro le due infermiere. Nessuna sberla, ma la violenza dell’aggressione verbale lascia le dipendenti di quell’inferno sotto shock. Il medico di turno al pronto soccorso dell’ospedaletto suggerisce loro di recarsi dai colleghi del Policlinico per una visita. Troppa ansia, pressione alle stelle. Una normale e inaccettabile condizione di lavoro quotidiana. Intervengono i Carabinieri.

L’ambulanza del pediatrico trasporta le infermiere come disposto. Senza sconti e alcun santo a proteggerle, le due restano in attesa un intero pomeriggio come normali pazienti. Stanche di attendere il turno, e forse ancora più nervose di quanto erano arrivate, le dipendenti della Asl decidono di desistere. Dal Giovanni XXIII riparte l’ambulanza, che le carica a bordo e le riporta al punto di partenza, quello dell’aggressione subita alle 12.30.

Le infermiere sono in malattia in attesa di refertazione medica. Dovesse continuare questa scriteriata gestione politica dell’ospedaletto, non dubitiamo che dal neurologo prima o poi ci finiranno tutti: infermieri, medici, operatori socio sanitari e pure il primario, quest’ultimo alle prese con una coperta troppo corta per riuscire a evitare situazioni come quella capitata ieri.

In un momento delicato, come può essere quello dell’attesa in un pronto soccorso, è facile che dalle parole si passi ai fatti e quindi l’aggressione diventi fisica. Alla luce di ciò che continuiamo a documentare, denunce comprese, è certamente meno facile che a passare ai fatti, dopo un mare di inutili parole, sia chi ha deciso di aspettare ancora prima di fare qualcosa. Cosa si stia aspettando, poi, proprio non riusciamo a comprenderlo.