Stamattina la Guardia di Finanza ha tratto in arresto una “caporale” di Mola di Bari, l’amministratore e l’addetto alla contabilità di un’azienda agricola di Bisceglie e notificato la misura dell’obbligo di dimora nei confronti di 4 persone, ritenuti appartenenti ad un consolidato sodalizio criminoso dedito al reclutamento e allo sfruttamento di braccianti agricoli prevalente mente nel settore della raccolta dell’uva da tavola e delle ciliegie.

In tale contesto è stato disposto il controllo giudiziario dell’azienda, che conta oltre mille dipendenti l’anno, e il sequestro preventivo “per sproporzione” di beni costituiti da immobili, terreni, autovetture e rapporti bancari e postali, per un importo complessivo stimato in oltre 1 milione di euro di cui gli indagati non sono in grado di giustificare la lecita provenienza.

L’operazione denominata “Macchia Nera” costituisce l’epilogo di una complessa e articolata indagine avviata dal giugno 2016. Durante i due anni le Fiamme Gialle hanno acquisito numerosi elementi di prova dell’esistenza e della piena operatività dell’associazione, operante nel comprensorio Sud–Est barese, finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, all’estorsione in danno dei lavoratori, alla truffa ai danni dell’INPS e all’autoriciclaggio.

I promotori dell’organizzazione, nei rispettivi ruoli di amministratore di una società, di addetto alla contabilità aziendale e di una caporale di Mola di Bari, a sua volta a capo di una rete di caporali, facendo leva sullo stato di bisogno economico, organizzavano il reclutamento dei lavoranti tra Mola di Bari, Noicattaro, Conversano e Rutigliano, per condurli a bordo dei pullman dell’azienda agricola sia presso il magazzino a Bisceglie, sia presso i tendoni di uva da tavola nel sud-est barese (in agro di Mola di Bari–Rutigliano);
nel nord-barese (in agro di Andria–Barletta– Trani); nell’agro di Trinitapoli.

I lavoratori erano costretti, con la minaccia del licenziamento, ad effettuare massacranti orari di lavoro con turni giornalieri di oltre 10-13 ore continuative, anche di notte e per 28-30 giorni consecutivi.

Il G.I.P., condividendo la richiesta formulata dalla locale Procura della Repubblica e riconoscendo la sussistenza del reato di cui all’art. 603 bis del c.p., ha disposto il controllo giudiziario dell’azienda e la conseguente nomina di un amministratore giudiziario.

L’operazione di oggi vede l’applicazione dell’importante misura introdotta dalla legge 199/2016, che ha apportato significative modifiche all’art. 603-bis del codice penale sul caporalato, entrata in vigore il 4 novembre 2016 e di primissima applicazione in Puglia, con la sottoposizione a controllo giudiziario dell’azienda, mediante la nomina di un amministratore giudiziario da affiancare all’imprenditore nella gestione dell’azienda, autorizzandolo allo svolgimento degli atti di amministrazione utili all’impresa e ad adottare adeguate misure anche in difformità rispetto a quelle proposte dall’imprenditore stesso, al fine di non interrompere l’attività produttiva.

È questa la volontà del legislatore che mira a eliminare le condizioni che avevano determinato lo sfruttamento dei lavoratori, ma non a compromettere l’occupazione e il valore economico del complesso aziendale.