Gli accertamenti effettuati dalla DIA di Bari, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che hanno portato all’arresto di 28 persone, hanno avuto origine da un provvedimento di sequestro nei confronti di Emanuele Sicolo, pluripregiudicato bitontino, appartenente al clan Parisi, collegato alle aziende di comodo tramite le quali l’imprenditore Francesco Giordano riciclava i proventi delle sua attività illecite.

Francesco Giordano, imprenditore di Bitonto, operante nel settore della somministrazione di manodopera delle carni, era di fatto il dominus di un multiforme intreccio societario operante nell’hinterland milanese, ma organizzato e diretto dalla provincia di Bari. L’uomo nella complessa dinamica finanziaria criminale era riuscito a procurasi illecitamente ingenti proventi, quantificati in oltre 26 milioni di euro attraverso la commissione di numerose frodi fiscali fra il 2014 e il al 2017.

L’imprenditore assieme a numerosi suoi sodali, tra cui stretti congiunti e numerosi professionisti, realizzavano sontuosi profitti illeciti, da un lato omettendo sistematicamente il versamento dell’IVA e degli oneri previdenziali e assistenziali a debito delle società e, dall’altro, procedendo a indebite compensazioni fiscali, il tutto attraverso un ingegnoso sistema di infedeli dichiarazioni.

Successivamente il denaro era “drenato” attraverso fittizi rapporti commerciali e finanziari con aziende di comodo, create al solo fine di riciclaggio, situate nel barese e riconducibili al pluripregiudicato Sicolo, già condannato per associazione di tipo mafioso.

Il meccanismo fraudolento si perfezionava, infine, con la monetizzazione della somma illecita così creata mediante numerosissimi prelevamenti di denaro contante effettuati con carte elettroniche intestate a soggetti compiacenti.

Nel corso di alcuni approfondimenti investigativi sono emersi stretti rapporti tra Sicolo Emanuele e Giordano Francesco, la cui accurata analisi delineava progressivamente i sistemi illeciti realizzati. In più episodi c’erano ingenti tranches di denaro contante, di quasi 4 milioni e mezzo di euro, in particolare a novembre 2017 sono stati sequestrati oltre 3 milioni di euro nascosti nella muratura perimetrale di una lussuosa abitazione a Santo Spirito, di proprietà di una società immobiliare, ma nella disponibilità esclusiva dei parenti di Giordano. Nel dicembre 2017 furono anche sequestrati più di 800mila euro nascosti in alcun borsoni custoditi in alcune abitazioni di Giordano nella provincia di Bari e 20mila euro, somma confezionata con le stesse modalità di quelle rinvenute nell’appartamento di Giordano. A marzo 2018 fu sequestrata una somma pari a 320mila euro rinvenuta a bordo di un’auto sulla quale viaggiano Sicolo, Giordano e Francesco Putignano, legale di più società coinvolte nei reati fiscali, e anche 60mila euro di oggetti preziosi custoditi all’interno di una camera blindata in una villa a Nerviano, in provincia di Milano, intestata a Larisa Andreea Hangiu, prestanome di Giordano.

Venivano altresì sottoposti a sequestro preventivo la somma di oltre 700 mila euro rinvenuta sui conti correnti bancari intestati ad alcune fra le società riconducibili al Giordano, inoltre, per equivalente, tutti i beni mobili e immobili, rapporti finanziari di qualunque genere (conti correnti, polizze fideiussorie, cassette di sicurezza, polizze vita, titoli azionari o obbligazioni, etc.), nonché beni mobili suscettibili di valutazione economica (inclusi beni strumentali, arredi, apparati tecnologici etc. nella diretta disponibilità degli indagati medesimi e/o all’interno degli immobili adibiti ad abitazione e/o altri luoghi di cui sia accertata la disponibilità) nella disponibilità diretta e/o indiretta di Giordano, di numerosi professionisti, degli amministratori di fatto e di diritto (tra cui stretti congiunti) delle società che hanno commesso reati tributari, fino alla concorrenza della somma di oltre 26 milioni di euro pari al profitto dei suddetti reati

Gli accertamenti condotti dal personale della DIA hanno consentito di fornire all’Autorità Giudiziaria un ampio e puntuale quadro probatorio in ordine tanto alle responsabilità dei soggetti coinvolti, a vario titolo, nell’associazione per delinquere, quanto alla individuazione dei patrimoni e delle disponibilità degli indagati. Nel dettaglio, il provvedimento in argomento ha riguardato: 23 società con sede in Milano; 4 società con sede in provincia di Bari; 1 società con sede in Roma; 1 società con sede in Taranto; 5 immobili ubicati in provincia di Biella; 1 immobile ubicato in provincia di Vercelli; 2 immobili ubicati in provincia di Milano, 3 complessi immobiliari ubicati in provincia di Bari; 1 immobile ubicato in provincia di Teramo; 4 attività ristorative con sede in provincia di Bari; oltre 100 rapporti finanziari (conti correnti, assicurazioni e quote di fondi pensione) e 13 veicoli tra autovetture e motocicli di valore (tra cui Porsche Cayenne, BMW X6, Jeep Grand Cherokee, Minicooper Coutryman, Yamaha XP500 e KTM).