Nella mattinata di oggi, i Carabinieri dei Ros hanno eseguito una serie di ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 104 soggetti indagati per associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, rapina, sequestro di persona, detenzione di armi, lesioni personali con aggravante mafiosa e violazione della misura della sorveglianza speciale.

Al centro delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e dei Carabinieri del Ros, i vertici dei clan “Mercante-Diomede” e “Capriati” attivi in Bari e nelle province di Bari e Barletta-Andria-Trani. L’odierna operazione antimafia è stata denominata “Pandora”, e costituisce l’importante conclusione di un articolato e laborioso percorso investigativo finalizzato a contrastare l’attività mafiosa nel barese e nord barese.

Un ruolo fondamentale nelle indagini lo hanno avuto le intercettazioni e l’ascolto dei collaboratori di giustizia, oltre 50. Un grave ostacolo, invece è stato rappresentato dalla mancanza di una norma specifica sulla lettura della corrispondenza in uscita che non è possibile intercettare se non con un dispositivo di sequestro. Proprio per questo le indagini hanno subito un brusco stop nel 2012 a causa di una sentenza della Cassazione.

L’inchiesta ha evidenziato il crescente e significativo ruolo assunto dai clan “Mercante-Diomede” e “Capriati”, nel panorama criminale pugliese. Entrambi risultano caratterizzati “da una struttura gerarchizzata in cui sono delineati i ruoli e compiti degli affiliati, dall’imposizione di rigide regole interne e del connesso rispetto delle gerarchie, dal controllo militare del territorio – coincidente totalmente o parzialmente con quello dei quartieri del centro abitato di Bari in cui sono esercitate le attività illecite e dal“battesimo”, con cui veniva conferita la “personalità mafiosa” necessaria per agire nell’ambito del consorzio con pienezza di diritti e doveri” e dal “movimento” con il quale all’affiliato viene conferita la “dote” ovvero promosso ai vari gradi superiori, eseguito spesso anche con la presenza di soggetti “attivati” di sodalizi alleati.

L’indagine ha consentito di attribuire inequivocabilmente il ruolo di capo e organizzatore del clan “Mercante-Diomede” all’indagato Mercante Giuseppe e al suo alter ego Diomede Nicola; individuare le articolazioni e i relativi componenti operanti a Bari, con riferimento ai quartieri “Libertà”, “Carrassi-San Pasquale” e nei comuni baresi di Bitonto, Triggiano-Adelfia, Altamura-Gravina in Puglia; di documentare le convergenze e i rapporti con i clan “Parisi” e “Di Cosola”; di riscontrare la permanenza della storica e ciclica conflittualità con il clan “Strisciuglio”; di ricostruire gli “interessi” perseguiti dall’associazione, quali: l’usura, la ricettazione ed altri reati contro il patrimonio, con particolare riferimento ai furti in abitazioni; l’imposizione/installazione delle slot-machine negli esercizi pubblici; il possesso di armi e lo spaccio di stupefacenti; di identificare i responsabili del tentato omicidio di Conte Domenico, elemento apicale dell’articolazione dei “Capriati” operante in Bitonto (Ba), commesso in quel centro abitato nonostante il rapporto federativo esistente tra i sodalizi mafiosi baresi di riferimento;

Per quanto riguarda il clan Capriati, invece, le indagini hanno permesso di accertare la permanenza la conferma del ruolo verticistico/decisionale di Capriati Antonio e dei nipoti Capriati Domenico e Capriati Filippo. Di riscontrare la coesione interna anche a fronte dello stato di detenzione dei suoi affiliati; acclarare il rapporto di interazione con il clan “Mercante-Diomede”; documentare la rinnovata capacità di espansione e operatività sul territorio barese; delineare l’organigramma delle articolazioni presenti: nel quartiere “San Nicola-Bari vecchia” (storica roccaforte del sodalizio) e “San Girolamo” di Bari; nel comprensorio del nord barese (Terlizzi, Ruvo di Puglia, Corato, Bisceglie e Trani) i cui responsabili sono stati identificati negli indagati Amoruso Domenico, Baldassarre Gioacchino e Conte Domenico; del tentato omicidio di un affiliato al clan “Strisciuglio”, commesso il 12.05.2011 in Bari-San Paolo; del tentato omicidio di un individuo, organico al clan “Strisciuglio”, commesso il 12.05. 2011 in Bari-San Paolo; della rapina a mano armata e contestuale sequestro di persona in danno dei conducenti di un autoarticolato della TNT, commessa il 04.11.2011 nella provincia di Bari.

Il provvedimento scaturisce da un’articolata attività investigativa, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Bari, che ha ricostruito gli assetti organizzativi, le attività criminali e la capacità di infiltrazione dei clan nel tessuto economico e sociale della città e della provincia di Bari. L’indagine ha documentato i rituali di affiliazione, la disponibilità di armi anche da guerra (kalashnikov) e i rapporti con esponenti della malavita foggiana e della ‘Sacra corona unita’ di Lecce.