Oggi a Bari e Putignano i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico–Finanziaria/G.I.C.O.  hanno confiscato il patrimonio del pluripregiudicato Marco Pesce, come disposto dal Tribunale di Bari – Sezione Misure di Prevenzione su proposta del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bari. Le Fiamme Gialle, attraverso mirate indagini economico-patrimoniali hanno prima dimostrato la pericolosità sociale del soggetto e poi evidenziato la sproporzione tra i beni nella sua disponibilità e la capacità economica del suo nucleo familiare.

Sono stati confiscati 5 immobili, 4 locali commerciali, 32 rapporti finanziari, 1 compendio aziendale, 2 quote di partecipazione all’intero capitale sociale della S.r.l. e 4 terreni, per un valore complessivo di € 15.078.269, risultati nella disponibilità diretta e indiretta di Pesce, gravato da numerosi precedenti penali e di polizia.

L’attività operativa quotidianamente svolta dal Corpo evidenzia che la criminalità organizzata investe prevalentemente nei settori economici orientati verso la piccola dimensione, l’alta intensità di manodopera e l’alto coinvolgimento di risorse pubbliche, ambiti che non richiedono particolari abilità professionali o di innovazione tecnologica e dove il rischio d’impresa è moderato.

L’azienda mafiosa, infatti, è spesso piccola (con un capitale medio di poche decine di migliaia di euro), una S.r.l., proprio come la Nicolas di Pesce, più agile da creare e da gestire, dietro cui l’identità criminale resta meglio nascosta. Vi entrano parenti e amici con ruoli di prestanome, si fa ampio ricorso a partecipazioni societarie, nel tipico schema delle “scatole cinesi”. Poco patrimonializzata, non ha bisogno di essere competitiva rispetto alle imprese legali del medesimo settore, gode di ampia liquidità e basso indebitamento bancario.

Le aziende criminali esercitano pressioni sui fornitori e sui lavoratori, in genere sottopagati,
utilizzano materie prime o servizi di basso costo e qualità scadente, sono colluse con
apparati amministrativi corrotti, falsificano i documenti contabili e societari, evadono il
fisco, scoraggiano la concorrenza, alterando le normali regole di mercato e “drogando” il
sistema economico in cui si inseriscono.