“Sono del clan Capriati”. Grazie a questa affermazione gli affiliati del clan barese, arrestati questa mattina grazie all’indagine condotta dalla DDA, riuscivano ad ottenere in sole 48 ore qualsiasi tipo di visita medica. “Con una facilità ignota a qualsiasi cittadino – commenta i procuratore di Bari, Giuseppe Volpe -, erano in grado di ottenere in breve tempo lo spostamento degli appuntamenti in base alle loro esigenze”.

Medici e infermieri, terrorizzati al pensiero di qualche ritorsione da parte dei componenti del clan, acconsentivano a questo tipo di trattamento straordinario, nonostante la minaccia fosse solo ed esclusivamente il presentarsi come uno del clan.

Come sottolineato dagli inquirenti a capo delle indagini, la pericolosità della nuova associazione mafiosa, formata in poco tempo da Filippo Capriati e da suo fratello Pietro, era basata proprio sull’importanza del “brand”: bastava dirne il nome per essere rispettati.

Grazie a questa scoperta, le Forze dell’Ordine hanno aperto un indagine nei confronti di un medico e due infermieri “amici” dei Capriati, mentre gli altri sono stati identificati come vittime del clan mafioso.