“Sono un lavoratore, non un criminale”. Tommaso Parisi non sa darci pace. L’interdittiva antimafia nei confronti di Ercav, l’azienda in cui lavorava, gli è costato il licenziamento ma soprattutto rischia di rovinargli la vita.

Una vera e propria stangata che lui non riesce a spiegarsi: “Sono incensurato e non ho mai avuto problemi con la giustizia – spiega Tommaso – non puoi mettere un ragazzo in mezzo alla strada solo perché ha il cognome di un clan”.

Ma il prezzo più caro, forse, Tommaso deve ancora pagarlo. Chi potrà mai assumerlo con un licenziamento per interdittiva antimafia sul curriculum?: “Sarà impossibile, infatti ho impugnato il licenziamento ma se perderò la causa sarò bruciato. Non si scelgono le famiglie in cui si nascere, ma si può scegliere la strada, senza che nessuno ti metta i paletti davanti”.

Lui era un lavoratore come tanti, tutti lo descrivono come una presenza non problematica all’interno dell’azienda con cui lo stesso Tommaso giura di non aver mai avuto problemi: “Non ce l’ho con loro – sottolinea – ma sono dispiaciuto perché mi conoscono, sanno che ho la coscienza pulita, ma hanno preferito andare avanti per fare i loro interessi”.