La Prefettura di Bari aveva disposto un’interdittiva antimafia nei confronti della Ercav, ex Lombardi Ecologia, società che gestisce la raccolta dei rifiuti.

Secondo un’indagine dell’Antimafia, all’interno della Ercav vi sarebbero state infiltrazioni mafiose, tali da condizionare le scelte aziendali. A seguito dell’interdittiva sono stati licenziati alcuni lavoratori i cui cognomi erano chiaramente riferibili ad alcuni clan di Bari e provincia. Tra chi ha perso il lavoro c’è Tommaso Parisi, figlio di Giuseppe e nipote del boss Savinuccio.

Nella lettera è specificato che: “Le circostanze ritenute rilevanti dal Prefetto hanno determinato l’emissione dell’informazione antimafia interdittiva. È stata espressamente evidenziata la presenza di alcuni soggetti qualificati testualmente come non immuni da precedenti di Polizia e/o penali. Nell’elenco di tali dipendenti è stato specificamente indicato il Suo nominativo con la giustificazione di figlio di Parisi Giuseppe (alias Mames) e nipote del boss seguente testuale incensurato, tuttavia frequentatore di pregiudicati appartenenti al clan Parisi. Tanto è stato confermato dal Prefetto anche nella relazione trasmessa all’Avvocatura dello Stato, relativa al ricorso proposto al TAR dalla scrivente per l’annullamento della disposta interdittiva”.

Quindi Tommaso per colpa del suo cognome ha perso il lavoro. “Io sono completamente incensurato – dice -. Mio padre ha fatto in modo di tenermi lontano dagli affari di una famiglia che ha sempre pagato per gli errori fatti. Sono un vero lavoratore tant’è che all’età di 16 anni ho messo su famiglia”.

“Dopo un periodo di prova nell’azienda – conclude Tommaso -, per fortuna sono stato assunto avendo così uno stipendio più alto per riuscire a dare ai miei due figli una vita più dignitosa. Ora come dovrei fare? La giustizia vuole mettermi sulla cattiva strada, ma non recherò mai un torto a mio padre che mi ha sempre tutelato evitando di farmi commettere errori”.