“Dovrebbero darmi la medaglia al valor civile per aver resistito 15 anni in queste condizioni”. Lucio Pellicani, amministratore unico della GMS spa, parla per la prima volta  del Centro di riabilitazione Padre Pio di Capurso davanti a una telecamera

A convincere l’ingegnere, 78 anni, è stato il nostro articolo, quello in cui veniva ipotizzato un affidamento diretto della struttura d’eccellenza alla Segesta, azienda del gruppo Korian, il cui direttore commerciale per il Sud Italia è Angelo Pansini, ex braccio destro del presidente della Regione, Michele Emiliano.

Pellicani è sobbalzato dalla sedia, convinto di voler difendere a tutti i costi la sua attività di “imprenditore a perdere”. Sì, perché il problema principale è quello legato alle prestazioni del centro, risarcite dal Sistema Sanitario Regionale ad anno in corso e quasi mai coprendo l’intero budget. Pellicani, è lo stesso imprenditore ascoltato come persona informata sui fatti nell’ambito del processo all’ex assessore regionale alla Salute, Alberto Tedesco.

I dipendenti protestano, i pazienti sono rammaricati per l’impossibilità di rivolgersi alla struttura, attualmente senza accreditamento. “La colpa? – Pellicani è diretto – È della Asl di Bari e della Regione Puglia, dell’inadeguatezza delle istituzioni”. Al contrario di quanto viene riferito “la GMS non è fallita – precisa l’ingegner Pellicani – tanto che nel caso dovessimo perdere al Consiglio di Stato siamo pronti a chiedere l’intervento dell’Antitrust e della Corte Europea”.

Pellicani non cerca alibi per il continuo ritardo nel pagamento dello stipendio ai dipendenti, fino a sei mesi in qualche periodo, ma rivendica il coraggio delle proprie azioni. “Mi sono indebitato e ho rateizzato i pagamenti delle imposte – spiega – pur di pagare le buste paga fino all’ultimo euro”. Entro i prossimi due mesi, forse prima, si potrà conoscere il futuro dell’azienda, ma intanto Pellicani si rivolge al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. “Mi sarei aspettato una convocazione per poter spiegare le ragioni del ritardo nei pagamenti – tuona -, invece mi sono ritrovato la Guardia di Finanza per sei mesi in azienda”.

“La Regione non ha applicato la legge  – continua – e ci costringe ad avere un certo numero di dipendenti senza consentirci un deaccreditamento parziale a seconda delle prestazioni, ma neppure permette di far pagare pazienti in regime privato. Una follia”. L’ingegnere è un fiume in piena e la vicenda non è certo finita qui, come lui stesso conferma ai nostri microfoni.