Eravamo stati recentemente nell’ospedale di Molfetta, documentando le scarsa condizione di sicurezza di alcuni operai alle prese con il montaggio dell’impalcatura per l’esecuzione di alcuni lavori di ristrutturazione. Da quel punto era ben visibile il pronto soccorso. Senza ficcare troppo il naso, ci siamo resi conto delle condizioni della camera calda, quel posto in cui arrivano le ambulanze del 118 per poter sbarellare i pazienti in tranquillità, anche in condizioni meteorologiche particolarmente avverse.

Abbiamo appreso dal personale che le chiusure automatiche della camera calda sono rotte ormai da otto mesi. Le ambulanze hanno difficoltà a fare manovra, al contrario delle auto. Trovando il varco aperto, molti automobilisti non esitano ad utilizzare la camera calda come scorciatoia per entrare ed uscire dall’ospedale. Un caos spesso d’intralcio ai mezzi di soccorso.

A rallentare le operazioni degli equipaggi del 118, però, ci sarebbe anche un’altra circostanza: sedie a rotelle e barelle in dotazione al pronto soccorso sono vecchie e inutilizzabili. In attesa di una più efficiente dotazione, si fa in modo di adoperare quelle del personale del 118, anche per un lasso di tempo maggiore rispetto a quello necessario al reale sbarellamento del paziente. Operazione fondamentale per consentire ai mezzi di tornare prontamente a disposizione del territorio.

I tempi della burocrazia non coincidono quasi mai con quelli dei cittadini. Nel caso del pronto soccorso di Molfetta, è il caso di dirlo, di pronto c’è davvero ben poco, ad eccezione della professionalità del personale.