Beni confiscati agli eredi del boss defunto per toglierli definitivamente all’illegalità. Si tratta della prima volta in assoluto nel barese di applicazione di una misura di prevenzione disposta nei confronti degli eredi del soggetto socialmente pericoloso, entro il termine di cinque anni dal decesso.

Il provvedimento ha riguardato la famiglia di un noto ex boss di Molfetta dove i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno sottoposto a confisca due fiorenti attività economiche intestate agli eredi del defunto Alfredo Fiore: un avviato e molto frequentato bar ubicato sul lungomare di Molfetta e l’impresa attiva nel commercio di prodotti ortofrutticoli, presso la quale il malavitoso fu assassinato il 13 marzo 2014, oltre a vari rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa 4,2 milioni di euro.

Il fine della norma è proprio quello di sottrarre definitivamente i beni che erano nella disponibilità del soggetto socialmente pericoloso per inserirli nel circuito economico lecito. Il curriculum del boss defunto è di tutto rispetto, annoverando una serie lunghissima di precedenti penali e di polizia, fino ad arrivare all’ultimo episodio, prima del suo assassinio, allorchè venne ritenuto responsabile di un attentato dinamitardo posto in essere nella notte del 1 gennaio del 2014 a danno di un esercizio commerciale di Molfetta.

Lo spessore criminale del Fiore e la sua perseveranza nel commettere delitti di particolare allarme sociale, consentono di ritenere senza dubbio alcuno che lo stesso, sino alla data del suo omicidio, abbia largamente beneficiato dei proventi delle attività delittuose. Le indagini hanno permesso di verificare l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità del pregiudicato defunto e la capacità economica del suo nucleo familiare.