Finisce la dialisi e resta in ambulanza con i due “accompagnatori” dell’associazione di volontariato che lo avevano accompagnato a Bitonto. Protagonista dell’incredibile vicenda è un anziano bitontino allettato, sotto dialisi ormai da diverso tempo.

Dopo la liberalizzazione del “mercato dei dializzati” voluta dalla Asl di Bari si è perso quell’ultimo barlume di buonsenso rimasto in un settore in cui le persone più deboli, i dializzati appunto, vengono trattati come sacchi di patate. A un tanto al chilo. Precisamente 50 euro più il rimborso chilometrico se a trasportarli è un’associazione regolarmente autorizzata; 30 euro più rimborso, invece, se i trasportatori sono figli, parenti, vicini di casa, camionisti, maniscalchi, imbianchini, muratori o pornostar senza alcuna preparazione sanitaria.

Fatta la premessa, doverosa per inquadrare un tema che avremo modo di approfondire, torniamo ai fatti. Da qualche tempo a Bitonto se non “appartieni” ad alcune associazioni il cancello carrabile resta chiuso, anche se dentro c’è il paziente. Il custode apre a chi vuole, mentre a diverse associazioni sono state inizialmente consegnate e poi ritirate le chiavi.

Cos’è successo? L’ambulanza entra nella struttura, non senza difficoltà, e ci resta in attesa di recuperare il paziente, che alle 12.30 sale a bordo del mezzo sulla barella. A quel punto succede qualcosa di assurdo. Il mezzo resta bloccato all’interno. Non c’è nessuno che apra. Gli animi si scaldano fino a quando sul posto interviene la Polizia, chiamata da uno dei soccorritori che accompagnano l’invalido dializzato. Solo in quel momento il cancello viene aperto con il telecomando, ma al poliziotto non sfugge il fatto che sia rimasto chiuso fino all’arrivo della pattuglia.

Le resistenze per l’apertura di quel maledetto cancello continuano anche la volta successiva, sempre con la stesso paziente a bordo. All’associazione viene detto candidamente che quei pazienti bitontini, due sacchi di patate a un tanto al chilo, non devono trasportarli loro. Detta in parole povere, che si devono “togliere davanti ai coglioni”. Sulla faccenda interviene anche un dipendente amministrativo della Asl, uno di quelli che lavora nel distretto.

L’associazione discriminata viene invitata dallo stesso a “non fare casino”, ma lo veniamo a sapere noi e non possiamo restare silenti davanti a questa diffusissima barbarie. L’intervento del direttore generale della Asl di Bari, Vito Montanaro, in questo caso è doveroso, sopratutto dopo che la stessa Azienda Sanitaria ha contribuito con la parziale liberalizzazione ha contribuito in maniera significativa ad incrementare l’assurdità della balorda modalità di accaparrarsi i dializzati.