Giacinto Forte, agli arresti domiciliari da luglio per corruzione e dimessosi dall’incarico di sindaco di Altamura la settimana scorsa portando il Comune a essere commissariato, non è più agli arresti domiciliari.

Lo ha deciso la II sezione penale del tribunale di Bari, dove si sta celebrando il processo. La misura restrittiva è stata revocata per cessate esigenze cautelari, dopo che in un primo momento l’istanza degli avvocati difensori, Antonio La Scala e Giovani Moramarco, è stata rigettata.

L’inchiesta riguarda presunti favori negli appalti di numerosi Comuni in provincia di Bari. Forte è accusato di aver preso dall’albanese Bertin Sallaku una tangente di 15mila euro con l’intermediazione di Roberto Tisci, in passato vicesegretario del PD ad Acquaviva.

La mazzetta sarebbe servita a favorire la «Besa Costruzioni» di Sallaku nell’appalto relativo al «riutilizzo a fini irrigui delle acque reflue affinate licenziate dal depuratore a servizio dell’abitato di Altamura». Forte è a giudizio con il rito ordinario, come pure l’imprenditore Michele Fatigati, socio di Sallaku, mentre quest’ultimo e Tisci hanno chiesto di patteggiare.