Se non ci fosse in ballo una inchiesta della Guardia di Finanza, e se non fosse scoppiato un vero casino all’interno della Asl per la storia dei prelievi abusi effettuati a casa dei malati, senza ricevuta e buttando nel cestino dell’immondizia quelli che invece vanno trattati come rifiuti ospedalieri, il candore con cui risponde alle nostre domande il signore che vedete nel nostro video smonta qualsiasi tentativo di “incazzarsi”.

L’uomo in questione è un infermiere in pensione, lo dice lui stesso. Lo abbiamo fermato perché reo di aver parcheggiato l’auto al posto riservato per i dializzati, all’interno dell’ospedale Di Venere a Carbonara: “Sono venuto a portare dei prelievi, mi danno il permesso” ci dice come se fosse la cosa più normale del mondo. In fondo, ha lavorato là per tanti anni, è solo un piccolo favore in memoria dei tempi passati. E vabbè. Il reso del racconto, però, è tutt’altra cosa. Ascoltare per credere.

Sulla storia dei prelievi si era mobilitato mezzo mondo della sanità, denunciando grande imbarazzo per tutta la vicenda e la sistematica violazione delle regole, oltre alla politica pugliese, che aveva richiamato le Asl ad applicare il regolamento regionale. L’Azienda Sanitaria Locale barese aveva diramato circolari su circolari, lo stesso direttore Vito Montanaro era intervenuto sulla nostra inchiesta, specificando in maniera chiara la procedura da seguire affinché i malati impossibilitati a recarsi in un centro prelievi potessero avvalersi di un infermiere autorizzato.

Come era purtroppo prevedibile, dopo annunci e promesse, infermieri in pensione o fuori dall’orario di lavoro sono tornati ad affollare la giungla dei prelievi e delle medicazioni a domicilio.