A Corato i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del
Tribunale per i Minorenni di Bari, su richiesta della competente Procura della Repubblica, a carico di tre minori ritenuti responsabili di estorsione aggravata nei confronti di un loro coetaneo. Quest’ultimo infatti, minacciato di atti di violenza fisica ai suoi danni e talvolta anche percosso, è stato costretto a consegnare al trio malavitoso somme di denaro
in contante.

I provvedimenti sono scaturiti da una complessa attività d’indagine che ha preso origine dalla denuncia presentata a giugno dalla vittima, probabilmente ormai stanca di trovarsi a vivere nel timore di ulteriori ritorsioni a suo carico. Dal quadro probatorio evidenziato dagli
investigatori emergerebbe che il terzetto, in una prima occasione, avrebbe minacciato il coetaneo di picchiarlo se non avesse consegnato loro la somma di euro 200.

Dopo pochi giorni, il malcapitato è tornato sul luogo delle minacce e ha consegnato quanto richiesto. A distanza di circa due settimane il ragazzo è stato nuovamente avvicinato dai tre che, dopo averlo strattonato e maltrattato, hanno preteso altri 300 euro, che la vittima
avrebbe ceduto dopo pochi giorni.

I fatti descritti si sarebbero verificati nel mese di maggio di quest’anno, periodo in cui anche le persone vicine alla vittima hanno avuto modo di appurare un cambiamento di umore. In un’occasione, in particolare, mentre passeggiava accompagnato, alla vista
dei suoi aguzzini, ha spontaneamente pronunciato le parole “ho paura” dopo essersi irrigidito.

Il modo di operare dei tre ragazzi ha lasciato percepire una certa dimestichezza nel compimento di questo tipo di reato: uno seduto su una panchina monitorava l’area circostante, mentre gli altri 2 ponevano in essere l’attività estorsiva vera e propria.

La vittima, divenuta bersaglio elettivo del sodalizio, è stata costretta a vivere in un clima di terrore, per questo, temendo per la propria incolumità, ha scelto di sottostare alle richieste di quello che si potrebbe definire un vero e proprio sodalizio criminale.

Il modo di operare e il pericolo che gli stessi potessero reiterare questo tipo di condotta nei confronti di altri soggetti, sono stati determinanti nella scelta dell’Autorità Giudiziaria di sottoporre il più giovane dei tre alla misura cautelare del collocamento in comunità, mentre per gli altri due la misura cautelare della permanenza in casa.