la vittima Giuseppe Sciannimanico

Un delitto sgradito alla malavita barese, al punto da risultarne contrariata. Nel processo che si sta celebrando a Bari per il delitto dell’agente immobiliare Giuseppe Sciannimanico, avvenuto il 26 settembre 2015, ha deposto il pentito Luigi Caldarulo. Ai giudici ha raccontato di essere venuto a conoscenza dei particolari sull’omicidio dal pregiudicato Nicola Di Gioia, fratello del killer Luigi, già condannato a 30 anni. Imputato quale mandate è Roberto Perilli, ex collega della vittima. «Aveva ucciso un ragazzo buono senza motivazione per 20 mila euro di merda» ha detto Luigi Caldarulo davanti alla Corte di Assise di Bari.

«Si sentiva minacciato dalla potenza che aveva avuto questo ragazzo nell’ambito di Tecnocasa e pensava di perdere tutto perché questo ragazzo aveva i valori per ingrandirsi – ha detto Caldarulo – aveva paura di perdere tutta la clientela». Secondo quanto raccontato dal pentito, Di Gioia avrebbe ricevuto in cambio 2mila euro come anticipo sui 20mila pattuiti, più 900 euro per acquistare la pistola usata per uccidere Sciannimanico, gli atri 18mila li avrebbe avuti una volta commesso l’omicidio. Quei soldi, però non li avrebbe mai incassati per via dell’arresto di dello Perilli e del Di Gioia.

«Per 20 mila euro noi non uccidiamo la gente per bene in questa maniera – ha aggiunto Caldarulo – noi sappiamo bene che se tocchi una persona di quel calibro, nel senso di una persona brava, tranquilla, che porta frutti alla società, ti devono prendere».

Nel processo si sono costituite parte civile i familiari e la fidanzata della vittima, la prossima udienza è fissata il 20 novembre. In quella occasione la Corte dovrà decidere se citare come testimone Nicola Di Gioia, così come chiesto dalla difesa di Perilli.