“La Polizia non ci manda via perché siamo vestite”. La ragazza rivendica il diritto a prostituirsi, ma intanto ci mostra i genitali dopo essersi abbassata le mutande. A quel punto si allontana e prende una bottiglia di vetro, la spacca sull’asfalto e lancia ciò che le resta in mano addosso al giornalista, al quale indirizza anche alcune grosse pietre.

Intanto altre tre colleghe le danno manforte e si avventano contro il cronista e la sua auto. Siamo tornati sulla complanare della statale 16, all’altezza di San Giorgio, dove ieri sono state identificate nove prostitute romene, due delle quali sarebbero già dovute essere fuori dal territorio italiano.

A distanza di poche ore non è cambiato niente. Clienti e prostitute, qualcuna in apparenza minorenne, consumano il rapporto sessuale fregandosene dei possibili blitz o di una multa. La situazione è tesa, avremmo voluto fare domande e invece ci siamo ritrovati a difenderci dalla sassaiola. Copriamo le targhe delle auto dei clienti, seppure la tentazione di lasciarle visibili è tanta, perché siamo convinti che stoppare la domanda è l’unico modo per arginare un fenomeno diffuso, dietro cui si nasconde lo sfruttamento delle donne.

Alla fine siamo stati costretti a chiamare il 112 e sul posto sono arrivate due pattuglie della Polizia. Le prostitute, quelle dell’aggressione, erano scappate dall’altro lato della statale attraverso un tunnel dopo aver danneggiato l’auto e ferito lievemente il giornalista. Sono state identificate altre tre prostitute straniere. Non sappiamo con quale esito, ciò che è nota è la conseguenza. Nessuna.