Venerdì 10 novembre dalle 13.00 alle 17.00, presso il palazzo della Regione, in Via Capruzzi, avrà luogo la manifestazione indetta da tutte le organizzazioni sindacali del mondo medico. L’iniziativa si concluderà all’interno dell’Hotel Excelsior, con l’apertura di un tavolo di lavoro alla presenza dei leader sindacali nazionali e regionali. Le motivazioni che hanno spinto le OO.SS a organizzare la protesta, che ha visto compatti convenzionati, ospedalieri, specialisti convenzionati, branche a visita e accreditati, sono molteplici: dal limitato dialogo con la politica e i vertici dell’amministrazione sanitaria, all’unilateralità degli atti regionali, al de-finanziamento, alle carenze di personale, all’insicurezza, alle limitazione dell’autonomia del medico, fino alla disumanizzazione del servizio sanitario.

«Molte di queste decisioni – denunciano i sindacati dei medici – stanno portando a una “medicina amministrata” che limiterà fortemente l’autonomia e il diritto di esercitare secondo scienza e coscienza. I medici oggi sono costretti a dover aderire a scelte terapeutiche in linea con algoritmi che non possono, per loro natura, tener conto di tutte le variabili cliniche presentate dai pazienti. Tutto questo è aggravato da un de-finanziamento che ha causato carenza di personale medico, di strumentazione e, a livello di sicurezza, pericoli per medici e cittadini. Lo confermano le continue (drammatiche) aggressioni soprattutto nei confronti delle donne medico, fino agli omicidi di Maria Monteduro a Gagliano del Capo e di Paola Labriola a Bari”.

“La mancanza di risposte istituzionali – ribadiscono i sindacati – nonostante le continue denunce e, l’assenza di soluzioni per chi deve lavorare ( notte e giorno) in condizioni organizzative di assoluta insicurezza, non potevano che spingerci a indire questa mobilitazione. Lavorare serenamente e in sicurezza è un diritto di tutti e tutti sono pronti a fare la propria parte. Ma è necessario che si riattivi il confronto tra le parti, si inverta la tendenza al de-finanziamento del SSR e si avviino riforme per colmare quel divario finanziario, strutturale e organizzativo, ma soprattutto di diritto alla salute che penalizza i cittadini del sud rispetto a quelli del nord”.

“Il livello di inerzia – concludono coralmente le OO.SS – ha raggiunto livelli di una tale intollerabilità che ci fa constatare, con rammarico, una misura oramai colma.»