Due incursioni in pochi giorni, nel secondo caso, quello dell’asilo in via Villari addirittura con l’aggressione a un’insegnante. Le segnalazioni sulla presenza di Antonio, il 23enne del quartiere Libertà ribattezzato “il ragazzo della frutta” perché con fare perentorio tenta di piazzare la sua mercanzia, si sono fatte di nuovo frequenti.

Come successo alcuni mesi fa, sui social network, commentando gli articoli giornalistici sulle incursioni, nei confronti di Antonio aumentano offese e minacce, alcune delle quali particolarmente pesanti. In alcuni casi si annunciano persino aggressioni fisiche. Atteggiamenti da stigmatizzare, che i genitori del 23enne non accettano più. Qualche mese fa, il papà del ragazzo ai nostri microfoni diceva: “Mio figlio non è un animale, ma è malato“.

È vero, Antonio non è un animale, nessuno lo ha mai detto, ma ha bisogno di un sostegno adeguato per la sua incolumità e quella delle persone alle quali tenta di vendere la sua frutta, minacciandole e qualche volta alzando le mani. “Vi denuncio tutti – tuona al telefono il padre del ragazzo -. Non ne possiamo più di leggere tutte quelle offese gratuite e le pesanti minacce. Andremo a denunciare in Questura chiunque scriva di mio figlio. Esce sempre meno. Non è violento”.

La parte più debole di tutta questa faccenda è proprio Antonio, che spesso neppure si rende conto della veemenza del suo comportamento, quando cerca di piazzare la sua frutta, in questo momento meloni gialli. La situazione è delicata: va aiutato il ragazzo, ma bisogna garantire la necessaria sicurezza a quanti se lo ritrovano davanti in un momento di scarsa lucidità.