Qualcuno vuole zittirci. La conferma è arrivata la notte scorsa, insonne per quel geniaccio che si occupa della parte informatica del nostro giornale. Una spacie di guerra di nervi, con attacchi e difese, a rispondere colpo su colpo per evitare di far entrare l’hacker nel database del Quotidiano Italiano: la nostra storia, la vera forza che i quotidiani come il nostro hanno per crescere e diventare sempre più autorevoli, per fare opinione e provare a risolvere i piccoli e grandi problemi della gente.

Decine di migliaia di ariticoli ed immagini, spesso originali e per questo irripetibili, strumenti fondamentali per continuare a raccontare senza perdere contatto col passato, perché altrimenti non ci sarebbe futuro. Senza tenere in considerazione cosa rappresenti quel materiale per il minimo di sussistenza economica che riusciamo a procurarci autonomamente, senza contributi pubblici.

Tre attacchi dall’inizio dell’anno, due a distanza di poco tempo l’uno dall’altro. Uno appena superato. Giorni interi a cercare di trovare le contromosse per sopravvivere, per non finire nel dimenticatoio della rete, per evitare di far perdere le tracce delle nostre storie, delle denunce e dei racconti che quotidianamente vi proponiamo, nel rispetto del nostro slogan: “Bari in anteprima”.

È giusto che sappiate ciò che succede al vostro territorio, a chi vi sta accanto, ma anche a noi. Il nostro non è un gioco, perché abbiamo le stesse resposabilità di una testata cartacea, televisiva o radiofonica, persino maggiori se si tiene conto della necessità di fornire risposte in tempo reale, cercando di sbagliare il meno possibile. Abbiamo alzato il livello di guardia, anche dopo le vostre segnalazioni; dovremo fare ulteriori modifiche, ci saranno dei cambiamenti. Se pensate di metterci il bavaglio, sappiate che non avrete vita facile, esattamente come voi la state rendendo difficile a noi.