Un ascensore fermo da mesi all’88mo piano, manco fosse l’Empire State Building, quello accanto lento e pericoloso. Benvenuti all’ospedale San Paolo. Alcuno giorni fa una signora ha subito una contusione alla mano perché le ante dell’ascensore numero 8, dopo una lentissima chiusura, hanno improvvisamente accelerato. Un’agonia continua.

Attese infinite, rumori sinistri e disservizi, come quando l’ascensore per le emergenze e urgenze non poteva essere usato perché impiegato dal venditore abusivo di snack e bevande.

Ci siamo occupati più volte degli ascensori negli ospedali, vera croce perché, come nel caso del San Paolo, essendo impianti datati è difficile manutenerli alla perfezione. Al piano, gente distrutta, appoggiata alla pulsantiera fulminata, aspetta, sperando che prima o poi arrivi. E quando succede non importa che l’ascensore scenda, mentre tu devi salire. Intanto è un miracolo entrarci, in qualche modo a destinazione si arriva.

Le avarie continue, come accennato, generano conseguenze a catena, come l’uso improprio degli elevatori destinati ad altri impieghi, per esempio il trasporto dei pazienti e delle barelle, oppure tensioni su chi abbia più diritti ad entrarci: donne in attesa, disabili, anziani, azzoppati. Una lotta a chi sta peggio, facendo attenzione a non rimanere feriti.

Tutti gli altri a piedi. In ogni caso tranquilli, l’88 impresso sul display dell’ascensore 7, è solo un’avaria, a meno che al posto di riparare l’ascensore si decida di costruire altri 83 piani per dare senso a questo paradosso.