Erano sfuggiti alla cattura nell’operazione del 10 maggio, durante la quale era stato anche arrestato un dipendente del Comune di Bari, nei giorni scorsi però la Polizia di Stato ha rintracciato altri due dei quindici trafficanti di clandestini finiti in carcere e ai domiciliari.

Le accuse mosse nei loro confronti erano di associazione per delinquere finalizzata alla permanenza illegale di clandestini e al successivo ingresso in Paesi esteri, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a scopo di lucro, uso di documentazione falsa, corruzione di incaricato di pubblico servizio, falso ideologico in atto pubblico e uso indebito di canali finanziari, non censiti come banche o intermediari finanziari abilitati ad operare sul Territorio Nazionale,

Abdirahman Ilmi Barkahd, nato in Somalia nel 1985, è stato rintracciato dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Bari in un piccolo paese nelle vicinanze di Francoforte. Con la collaborazione delle Autorità di polizia tedesche, è stato arrestato in esecuzione del Mandato di Arresto Europeo emesso dall’Autorità Giudiziaria di Bari.

Dagli elementi emersi nel corso dell’indagine, l’uomo ha fatto parte del gruppo di trafficanti che a Bari si occupava di fornire assistenza logistica ai migranti in transito, migranti che avevano pagato all’organizzazione criminale le somme di danaro necessarie per proseguire il loro viaggio verso gli Stati del nord Europa.

In particolare, aveva il compito di procurare all’associazione i titoli di viaggio per stranieri falsi; l’uomo era solito effettuare numerosi viaggi verso la Campania, dove procurava i titoli di viaggio e successivamente li portava a Bari per farli compilare con nomi di fantasia, farvi apporre le foto dei migranti e consegnarli loro al momento della ripartenza a bordo dei pullman diretti all’estero.

Il secondo arrestato, Abdelkader Jamia, nato in Somalia nel 1983, è stato individuato mentre passava da Torino proveniente dalla Germania: immediatamente allertata dagli investigatori baresi, la Squadra Mobile del capoluogo piemontese lo ha bloccato e arrestato, in esecuzione del citato provvedimento cautelare, traducendolo nel carcere di quel capoluogo.

Jamia, secondo le investigazioni, si è distinto con ruoli verticistici in seno all’associazione capeggiata da Hussein Ismail Olhaye; lo ha supportato nella gestione delle banche on line illecite, in cui confluivano le somme pagate dai parenti dei migranti somali per finanziare i viaggi di questi ultimi verso le destinazioni finali. In particolare lo ha agevolato nella rendicontazione dei movimenti finanziari del gruppo e nei contatti con i soggetti che disponevano del capitale liquido a Malta, da far rientrare in Italia per la prosecuzione delle attività criminali del sodalizio.