Lastre di amianto abbandonate in quantità come se non ci fosse un domani, auto rubate bruciate con i documenti gettati per terra ancora integri, e poi scarti edili, mobili, guaine, tubi di gomma, resti di potatura, rifiuti di ogni genere. Siamo a Lama Baronale, Ceglie del Campo, una frazione a pochi minuti da Bari.

Quando l’immondizia è troppa o c’è qualcosa da nascondere si appicca un incendio, soprattutto a ridosso del quartiere Santa Rita. La nostra passeggiata nel territorio diviso da via Trisorio Liuzzi ci porta in strada del chiancone, a ridosso della linea ferroviaria “dei sogni” Bari-Bitritto.

Sotto un grosso traliccio c’è la più grossa discarica di amianto a cielo aperto finora documentato nelle campagne baresi. Qui non si sono presi nemmeno la briga di sotterrarlo. Decine di lastre una sull’altra, sbriciolate.

Neppure dove è più rigoglioso, il verde riesce a camuffare lo scempio, accumulato anche nelle villette in costruzione abbandonate. Discariche ovunque, dal cavalcavia si vedono chiaramente, sono almeno tre.

Il nostro viaggio nello scempio e nell’attentato alla salute pubblica è quasi finito, ma prima passiamo nella terra del clan del quartiere. Le telecamere presenti sono solo quelle di alcune abitazioni, qui dove invece c’è bisogno di tutela e sorveglianza, ma che resta abbandonata a se stessa, nonostante le richieste d’aiuto di quei cittadini che non si fanno piacere tutto per forza.