Era solo questione di tempo. Due uomini della Guardia di Finanza e un carabiniere del Nas si sono presentati questa mattina in redazione per acquisire il video originale pubblicato sul nostro giornale il 4 marzo scorso. Nel video, acquisto senza le opportune modifiche fatte per rendere irriconoscibili le persone ritratte, si vede e sente un’infermiera chiedere 20 euro per un prelievo di sangue a domicilio.

Il blitz dei finanzieri e degli uomini del Nucleo anti sofisticazione dei Carabinieri del 28 febbraio scorso, è solo la punta dell’iceberg dell’inchiesta che sta portando alla luce il malcostume delle prestazioni in nero a domicilio effettuate da alcuni infermieri del reaperto di Emofilia del Policlinico. Una prassi che, stando ad alcune indiscrezioni, riguarderebbe decine di infermieri, di altri reparti del Policlinico, ma anche altri ospedali della città.

L’inchiesta e le nostre indiscrezioni stanno creando non pochi imbarazzi, come ammesso anche da Saverio Andreula, presidente del Collegio Ipasvi di Bari. Prima di lui avevamo raccolto anche la condanna del segretario territoriale della FSI, Francesco Balducci. Con il passare dei giorni stanno emergendo particolari che danno il senso della consuetudine

Particolari interessanti sotto il profilo sanitario, ma anche relativamente all’ingente giro d’affari. Quella delle prestazioni a domicilio: flebo, prelievi, cateteri, medicazioni, è una piaga che va avanti da decenni e purtropo nel silenzio generale, anche di quanti, pur informati e nella possibilità di intervenire, hanno chiuso un occhio, in molti casi anche tutti e due. Un fenomeno da cui traspare l’incapacità di regolare un servizio in cui non mancano leggi e protocolli operativi.