Il segretario territoriale della FSI di Bari, Francesco Balducci, ci ha inviato una lettera per dire che non si può geleralizzare, perché non tutti gli infermieri hanno fatto fortuna facendosi pagare in nero prelievi di sangue, flebo, medicazioni in genere e cambio cateteri a domicilio.

Balducci è anche infermiere, oltre che docente del corso di laurea in Infermieristica. Sappiamo che gli infermieri coinvolti nelle indagini dei Carabinieri del Nas, partite da alcuni dipendenti del reparto di Emofilia, sono una percentuale minima rispetto agli oltre 1.500 che lavorano al Policlinico di Bari, così come sappiamo anche il malcostume riguarda anche i dipendenti di altri ospedali. “Immagino che tutto sia iniziato per le richieste degli utenti – dice Balducci – poi qualcuno si è lasciato prendere la mano, finendo col violare le leggi anche con leggerezza”.

“Nel pubblico impiego non è consentito svolgere la libera attività professionale, se non autorizzati dall’azienda da cui si dipende e comunque con diversi limiti – spiega il sindacalista -. La legge Madia e Brunetta prima, hanno imposto delle restrizioni e ulteriori chiarimenti sono arrivati con la norma anti corruzione”.

La disparità con i medici è evidente. “Quella degli infermieri è una delle poche professioni sanitarie per le quali non è consentita la libera attività fuori dalle aziende pubbliche, a differenza dei medici – continua Balducci -. Alla lunga si possono generare questi fenomeni illeciti. Ma c’è da dire che al contempo priviamo la comunità delle competenze degli infermieri che non si trovano in giro”.

La legge, dunque, non va aggirata ma cambiata. “Insieme al medico, un cittadino – incalza il segretario della FSI barese – deve avere il diritto di scegliere l’infermiere di famiglia. La libera professione per gli infermieri pubblici può essere regolata, c’è una proposta di legge che giace in Parlamento. Noi all’Università insegnamo a rispettare le leggi, poi ognuno fa come crede. Se quei colleghi avessero chiesto consiglio a qualcuno più esperto, magari qualche dritta l’avrebbero potuta avere e non si sarebbero trovati in questa situazione”.

“Fino a quando la normativa è proibitiva – conclude il sindacalista – ci sono liberi professionisti e infermieri disoccupati che potrebbero fare questo lavoro a domicilio. Non scuso i miei colleghi per il fatto che la disciplina non è chiara. Non c’è vuoto normativo, il testo unico sul pubblico impiego dice che un pubblico dipendente non può svolgere attività per altro dipendente o fuori dell’orario di lavoro, salvo autorizzazione”.

La prassi di arrotondare lo stipendio, in qualche caso riuscendo a mettere in piedi un bel tesoretto, è vecchia almeno quanto la professione stessa. Anche lo stesso Balducci ammentte che quando ha iniziato a lavorare, mettendo in piedi una cooperativa nel 1985, c’erano già infermieri che operavano in maniera illegittima facendo concorrenza sleale. Non generalizziamo, ma proprio per il bene degli infermieri rispettosi delle leggi, è giusto che sulla vicenda si faccia chiarezza quanto prima.