Scopriamo che a detta della preside dell’istituto Alberghiero Perotti di Bari siamo dei “cani sciolti”. Non ho mai capito se l’essere cane sciolto vada interpretato nell’accezione negativa o positiva. Personalmente propendo per la seconda ipotesi, nel senso dello scrivere secondo coscienza e non in virtù di conoscenze o appartenenze. Cara preside, secondo quanto ci viene riferito da alcuni testimoni, da chi ha partecipato al consiglio di classe e dal personale dei due ospedali dov’è stata visitata la professoressa aggredita, possiamo dare ai nostri lettori altri elementi utili alla comprensione dell’accaduto. Tutto ciò nonostante il tentativo di denigrare il nostro lavoro.

A differenza di quanto riportato da altri giornali, la docente colpita al braccio destro con un calcio da un bullo della sua scuola, dalle scale è precipitata davvero. Più o meno nove scalini con la faccia in avanti. L’avete mai vista la pubblicità in televisione di www.generazioniconnesse.it? Ambra Angiolini sostiene che chi non denuncia è complice, più o meno come i professori e gli studenti che subiscono oppure hanno visto, ma non si espongono per il bene di se stessi e della scuola. Così dicono.

Siamo venuti a conoscenza di un fatto che ci ha particolarmente colpito. La docente, ferita e sotto shock, incapace di prendere una qualsiasi decisione in quel momento, con le mani gonfie e tremanti, sarebbe rimasta dalle 8.30 e per almeno due ore nella stanza della presidenza, in attesa di essere visitata in ospedale. Dall’orario dell’incidente a quello registrato al pronto soccorso del Policlinico, poi, ci sono almeno un paio d’ore di differenza.

Perché nessuno ha sentito la necessità di chiamare il 118 o accompagnare senza perdere tempo la docente in ospedale? L’ambulanza si interpella per molto meno, figuriamoci in una situazione del genere. E se la professoressa avesse avuto un’emorragia interna? Cosa probabile avendo battuto torace, addome, braccia, spalle e ginocchia, contro tutti gli scalini mentre precipitava dalle scale, senza potersi aggrappare ad alcuna ringhiera, perché colpita alla sprovvista.

I cani sciolti, che la preside ci apostrofa nel gruppo whatsapp del Perotti, oltre un centinaio di docenti che lavorano nella scuola, vorrebbero incontrarla, per avere un confronto e farle qualche domanda, la cosa che ci riesce meglio. Nell’attesa continueremo la nostra inchiesta giornalistica su quanto accaduto quel giorno, verificando nei minimi dettagli le segnalazioni che continuano a giungerci, non solo dall’interno del Perotti. La prima domanda gliela vogliamo porre adesso: ritiene che l’episodio sarebbe potuto essere evitato se nei confronti di quel ragazzo fossero stati presi i provvedimenti più indicati in seguito ai numerosi altri gravi episodi di cui si è reso protagonista in passato, anche aggredendo altri professori?

In ogni caso, vorremmo tranquillizzare la preside in merito a una delle sue perplessità. Alle nostre spalle non ci sono ex docenti con i quali ha conti in sospeso e neppure sindacati, solo un gran desiderio di non far passare quanto successo come l’ennesimo episodio su cui soprassedere.