Se si avesse la possibilità di stare 24 ore su 24 in uno qualunque dei pronto soccorso baresi, si potrebbe raccogliere materiale per un mese di articoli. Oggi all’ospedale San Paolo un equipaggio del 118 è rimasto “sequestrato” per circa sei ore (dalle 12.01 alle 18.03). Abbiamo raccontato più volte dei tempi biblici per lo sbarellamento dei pazienti.

Un uomo con problemi psichici, arcinoto al personale sanitario di almeno un paio di ospedali cittadini, è caduto a Bitonto procurandosi un leggero trauma cranico. Evidentemente sotto l’effetto dell’alcol, a quell’intervento è stato assegnato un codice verde. Da qui il delirio. Il paziente, tra un’escandescenza e l’altra ha pure tentato di incendiare la barella del 118 con un accendino.

La sala del triage è stata fatta evacuare per precauzione, con ovvio intervento dei Carabinieri, che hanno identificato l’uomo per l’ennesima volta. Da quel momento il personale del 118 si è occupato soprattutto di fare da guardiano dell’esagitato. Le ore passano e i codici gialli e rossi aumentano, tanto da rimandare notevolmente l’ingresso nella sala del pronto soccorso, avvenuto solo poco prima delle 18.00.

I punti di vista del personale del 118 e di quello del pronto soccorso divergono. I primi ritengono impossibile che un’ambulanza del servizio di emergenza urgenza resti “sotto sequestro” per sei ore, privando il territorio (Santo Spirito in questo caso) del presidio; gli altri, invece, dicono di fare solo il proprio mestiere, dando priorità di volta in volta ai codici più gravi. Quando medici e infermieri di turno alle 14 hanno iniziato a lavorare, c’erano almeno una dozzina di pazienti in coda.

Comprendiamo le ragioni di tutti i protagonisti di quest’ennesima storia tragicomica, ma effettivamente ci chiediamo come sia possibile tenere bloccata in ospedale per sei ore un’ambulanza del 118, per di più intervenuta su un codice verde.