Pesce non tracciato e derrate alimentari scadute, venduti in un “market indiano” in via Crisanzio. Sì, ma quale? Siamo riusciti a rintracciarlo e abbiamo chiesto la sua versione al titolare, Khadir Ahamed. Il problema principale sta soprattutto nel pesce, acquistato in grosse confezioni e rivenduto singolarmente senza etichetta. Più in generale c’è poi una certa “sbadataggine” con le etichette.

Sentendo anche Jamal Uddin, ma soprattutto Rupinder Singh, siamo riusciti a raccontare uno spaccato interessante del commercio barese, impegnato ma con alcune importanti lacune.

Rupinder, per esempio, è talmente integrato che ormai si sente a casa sua. È a Bari dal 2002 insieme a tutta la sua famiglia. È talmente integrato che come molti commercianti ha paura in certi momenti della giornata, perché i tipi loschi e i criminali ormai non si contano più.Lui ha scelto di non vendere pesce proprio per non incappare nella “faccenda dell’etichetta”, al contrario di Jamal.

A differenza di quanto si possa credere, si tratta di negozi molto frequentati dagli italiani, soprattutto dagli studenti universitari, incuriositi dai prodotti provenienti dall’India. Attenzione, però, in vendita non c’è solo merce d’importanzione. Sugli scaffali è possibile trovare tutti i principali prodotti consumati nel nostro Paese. I prezzi? Vale la stessa regola delle promozioni che vige dappertutto, a maggior ragione se la mercanzia è prossima alla scadenza.