Giuseppe Caponio è stato di parola, al primo pubblico ufficiale che si è materializzato alla sua masseria, a Santeramo in Colle, dopo averle strappate ha consegnato carta d’identità e tessera elettorale. Un gesto simbolico, tra le lacrime. L’allevatore e i suoi familiari ce l’hanno col mondo e si vergognano di essere italiani. Solo dopo il suo sfogo su Facecebook e l’intervento della stampa qualcuno si è degnato di andare a chiedere di cosa avessero bisogno.

Persino i carabinieri andati da lui erano mortificati. Dal 5 gennaio i Caponio, ma come loro decine e decine di altri abitanti delle zone periferiche e rurali, sono abbandonati a loro stessi. Nella masseria accanto a prestare soccorso a un malato di tumore ci ha pensato il figlio. L’uomo si è fatto 8 chilometri a piedi per portare medicinali salvavita al padre e spalare almeno l’ingresso di casa.

Poco più in là, in un’altra masseria, è crollata la tettoia sulle mucche, molte non ce l’hanno fatta. Giuseppe Caponio e i suoi zii hanno dovuto fare da soli, spalando in due giorni con i trattori 500 metri della strada che porta alla provinciale Santeramo-Altamura. Letto e rilanciato l’appello del forcone, abbiamo chiesto all’O.E.R. un passaggio alla masseria. Ci siamo andati con un Range Rover vecchio di 20 anni. Un normale 4X4, senza neppure pneumatici da neve o catene. Alla guida Giorgio Sifanno, mentre Nicola Pio Losacco era pronto per qualsiasi evenienza.

Da Sannicandro la strada ha iniziato a ghiacciarsi. Una condizione complicata a partire da Cassano, ma in ogni caso non abbiamo avuto difficoltà di sorta a raggiungere la masseria di un uomo devastato, soprattutto dopo l’invito fattogli dal presidente Emiliano ad avere pazienza fino a mercoledì. Il presidente della Regione Puglia ha promesso un intervento – arrivato oggi –  ma ormai la frittata compiuta su vari fronti dalla macchina dei soccorsi gestiti dalla Protezione Civile è stata fatta.

Peccato, perché mai come in questa occasione le previsioni erano state precise e l’assessore alla Protezione Civile, Antonio Nunziante, aveva rassicurato tutti, con quell’ormai celeberrimo: “Siamo pronti”. Evidentemente non abbastanza, lo ribadiamo. E non basta l’appiglio dell’eccezionalità delle nevicate, perché anche con la macchina dei soccorsi in moto molte di quelle persone aspettano ancora un intervento.

L’APPELLO DELLA MATTINA – Accogliamo e rilanciamo l’appello di Giuseppe Caponio, allevatore rimasto intrappolato come centinaia di altre persone nelle masserie del territorio murgiano sepolto sotto la neve. La fotografia parla chiaro. Gli aminali muoiono di fame perché non ci si può approvvigionare di mangimi, oppure sotto il crollo delle strutture appesantite dalla neve. Nelle abitazioni rurali ci sono annziani e bambini, spesso malati. La situazione è tragica. L’allevatore scrive a Emiliano, che gli consiglia di resistere fino a mercoledì prossimo, quando il peggio sarà passato. Caponio, invece, chiede che venga messa in piedi a stretto giro “una seria macchina dei soccorsi“.

LA LETTERA – Sono Giuseppe Caponio, un allevatore di vacche da latte, siamo in cinque: io, i miei genitori, mia sorella ed un operaio. Siamo completamente isolati in contrada Terranova tra Santeramo e Altamura. Leggo dappertutto l’appello agli agricoltori per aiutare i cittadini a spalare la neve con i trattori, ottima idea ma forse non avete capito cosa sta succedendo?

Siamo coperti da DUE METRI DI NEVE. In campagna siamo completamente bloccati, ed i nostri trattori non riescono a togliere questa ammasso di neve e ghiaccio. Dal giorno 6 Gennaio il camion che trasporta il latte non riesce ad arrivare in azienda, e da due giorni buttiamo il latte perché non abbiamo più posto nei refrigeratori, latte munto da vacche ormai allo stremo delle forze. Le scorte di mangime sono terminate e non è possibile far arrivare i camion del mangime. Stiamo combattendo con il ghiaccio che ha fatto scoppiare tutte le tubature esterne, in casa abbiamo il riscaldamento e per abbeverare le vacche tiriamo l’acqua dai termosifoni.

Ci sono realtà molto più drammatiche. Un agricoltore è bloccato in azienda con la moglie, un bambino neonato e due genitori molto anziani, da loro è saltata l’acqua e la corrente, oggi due ragazzi sono riusciti a portargli del latte arrivando da lui A PIEDI. Parecchi capannoni sono crollati sotto l’enorme peso della neve e le vacche sono morte. I soccorsi non sono arrivati e non si riescono ad avere nemmeno informazioni in merito: chiamando la protezione civile la risposta è che si stanno occupando solo delle situazioni gravi, ma se non si liberano le strade, se non si ripristino le forniture di acqua e corrente le “situazioni gravi” saranno innumerevoli e non si avrà modo di intervenire.

Non prendetemi per pazzo o catastrofista, anzi di mio sono un tipo ottimista, vi ho descritto solo la situazione reale e accennato altre storie da me conosciute. Sicuramente ci sarà qualcosa di molto più grave in qualche masseria.

Manca un coordinamento degli interventi di soccorso, un numero verde dedicato a cui rivolgersi, mancano mezzi adatti a queste situazioni sembrerò un pazzo ma qui ci vuole la motoslitta ed il gatto delle nevi per raggiungerci. Serve l’esercito, ma oltre ai mezzi servono gli uomini, i militari in persona, bisogna raggiungere tutte le case di campagna e verificare lo stato di salute delle persone; sicuramente qualcuno è in estrema difficoltà ma non ha possibilità di contattare nessuno; sperando che non sia troppo tardi. SIAMO ABBANDONATI e dopo il disgelo bisogna trovare i responsabili, cosa hanno fatto i sindaci? I prefetti? Il presidente della regione? Non la passerete liscia.

Sono stato contattato telefonicamente da MICHELE EMILIANO e mi è stato detto che bisogna resistere e sperare perché le temperature mercoledì saliranno. L’educazione che a volte è un difetto non mi ha fatto bestemmiare al telefono. E non può essere un problema di competenze. Vi prego date massimo risalto a quello che ci sta succedendo; mi rivolgo in particolare agli organi di stampa. Proviamo con il clamore mediatico a mettere in moto una seria macchina dei soccorsi.

Grazie