“Abbiamo chiamato il 118 perché mio padre stava avendo il terzo infarto. Quando mia sorella ha fatto presente all’operatore che c’era un metro e mezzo di neve e che quindi l’ambulanza non sarebbe riuscita a passare, le è stato risposto che non toccava a lei decidere quale mezzo avrebbero dovuto inviare. Ovviamente l’ambulanza è rimasta bloccata e solo grazie a un trattore, il mezzo di soccorso è riuscito a passare, trainato con una corda. Il medico del 118 presente sul posto ha chiesto il trasferimento con l’elisoccorso alla Prefettura, ma è stato negato. Dalle 11.30, mio padre, che si trovava nella sua masseria nelle campagne di Gioia, è arrivato al Miulli di Acquaviva alle 5-5.30 del pomeriggio. Ora è in terapia intensiva”.

Viviana Vitale, assistente sanitario e che ha quindi una formazione medica, è durissima. In caso di infarto, lo abbiamo scritto tante volte, la così detta “golden hour” può fare la differenza tra vivere o morire. Suo padre, 74 anni e già due infarti alle spalle segnalati alla centrale, domenica 8 gennaio quando tutto il territorio era in piena emergenza neve, verso le 11.30 si è sentito male, i sintomi dell’infarto sono stati subito chiari. Fortunatamente è riuscito ad avvisare le figlie che si sono attivate per fargli arrivare i soccorsi necessari. La masseria in cui si trovava da solo è situata nelle campagne di Gioa del Colle, per arrivarci bisogna inoltrarsi nelle stradine e poi percorre un ultimo tratto sterrato di 800metri. Quel giorno era ricoperto da quasi un metro e mezzo di neve.

“Quando ho saputo mi sono precipitata in campagna da mio padre e ho assistito a tutta la scena – prosegue il racconto di Viviana – l’ambulanza è rimasta bloccata a un paio di chilometri, come avevamo preannunciato alla centrale, a quel punto l’equipaggio è salito su un fuoristrada della Protezione Civile e ha percorso altri 7-800 metri. Da lì in poi quei poveretti degli infermieri ci hanno messo un’ora per arrivare a piedi. Io stessa ci ho provato, ma sono sprofondata e mi sono ritrovata coperta di neve fin sopra la testa”.

“La strada, di competenza comunale – ci ha detto Donato Ascatigno capo della sezione locale della Protezione Civile – non era raggiungibile, perché la statale 104 non era transitabile. Quando abbiamo saputo cosa stesse accadendo siamo andati con un nostro fuoristrada, a bordo c’era anche il sindaco di Gioia Donato Lucilla. L’ambulanza del 118 aveva le gomme termiche, ma non le catene. Li abbiamo caricati e siamo riusciti a proseguire per un po’. Abbiamo continuato a lavorare anche con l’ausilio di una pala meeccanica contatta dalla Protezione Civile gioiese”.

“Qualcuno ha chiamato la ditta appaltatrice del Comune  – prosegue Viviana nel suo racconto – che ha inviato un trattore, munito di una specie di pala, ha caricato il medico, lasciandolo davanti a casa, ed è riuscito a spalare la neve, percorrendo la stradina almeno tre o quattro volte, trainando poi l’ambulanza”.

“In tutto questo, il medico del 118, per tramite della centrale operativa, ha chiesto alla Prefettura l’autorizzazione per il trasferimento con l’elisoccorso, ma è stato negato. Presenza di alberi, hanno detto. Dopo 6 ore dalla chiamata al 118, mio padre è arrivato all’ospedale Miulli di Acquaviva dove gli hanno diagnosticato un infarto del miocardio”.