Assolti con formula dubitativa “per non aver commesso il fatto”. Al termine del processo con rito abbreviato, il boss barese Giuseppe Misceo e il pregiudicato Nicola Abbrescia sono stati prosciolti dal gup del Tribunale di Bari Annachiara Mastrorilli dall’accusa di omicidio volontario per l’omicidio di Donato Sifanno, avvenuto a colpi di kalashnikov il 15 febbraio 2014 nel quartiere San Paolo, a Bari.

Quattordici anni di reclusione, invece, sono stati inflitti al figlio di Giuseppe, Paolo Misceo, che avrebbe partecipato all’organizzazione del delitto. Esclusa però l’aggravante mafiosa. L’accusa aveva chiesto per tutti e tre la pena dell’ergastolo.

Giuseppe Misceo, che era considerato dall’accusa il mandante del delitto, resta comunque in carcere perché è detenuto per altra causa. L’omicidio di Sifanno, nipote del boss Giuseppe Mercante, sarebbe stato ordinato per punire uno sgarro ai Misceo dalla famiglia del clan rivale. Abbrescia era ritenuto dall’accusa uno degli esecutori materiali.

Sono attualmente a processo con rito ordinario altri tre imputati, ritenuti esecutori materiali. Sei persone, compresa la nipote del boss Maria Misceo, sono state arrestate sabato scorso dalla Squadra Mobile per aver “fornito supporto logistico al gruppo di fuoco con particolare riferimento alle informazioni relative agli spostamenti di Sifanno, alla gestione dei veicoli necessari e alla conservazione e fornitura delle armi necessarie per compiere l’agguato”.