Chiama il 118 perché l’anziano padre ha la febbre a 37.5 e aggredisce l’infermiere che rifiuta di “volare” al pronto soccorso, caricando a bordo anche sua madre, senza prendere i parametri vitali. Succede a Bari, in via Benedetto Lorusso, al quartiere Carrassi. L’equipaggio viene spedito a casa dell’anziano febbricitante.

Sembra un caso di routine e l’infermiere prova a prendere i parametri del paziente. Il figlio dell’uomo, però, non è contento della prestazione e chiede che l’ambulanza corra al pronto soccorso del Policlinico. Il soccorritore prova a far ragionare il parente, che in tutta risposta rilancia: “Muoviti e fai salire mia madre in ambulanza”.

La tensione sale, fino a quando l’autista si allontana dalla stanza e l’aggressore minaccia e spintona l’infermiere. A quel punto la chiamata alla Centrale operativa e l’intervento dei Carabinieri, oltre a una seconda ambulanza medicalizzata, giunta sul posto per trasportare l’anziano in ospedale, nello stesso pronto soccorso dove l’infermiere si è recato per farsi refertare.

Ora, a te, parente inutilmente aggressivo, ti rendi conto che hai tenuto bloccate due ambulanze, privando qualcun altro di un soccorso più tempestivo? Pare che l’infermiere abbia deciso di non sporgere denuncia. In questi casi, però, bisognerebbe procedere d’ufficio. Lasciate che a decidere la gravità dei vostri mali siano medici e infermieri. Sanno quello che fanno. E se proprio dovete protestare, fatelo contro chi non li mette nelle condizioni di operare al meglio.