La storia che vi raccontiamo fa parte del filone: “Non è colpa di nessuno”. Sì, perché alla fine va sempre così. Una donna sviene tre volte durante la notte. Preoccupato, il marito, un dipendente pubblico, chiama il 118 e la signora viene trasportata al pronto soccorso dell’ospedale San Giacomo di Monopoli.

Il fatto che dentro il nosocomio abbiano dovuto trascorrere dieci ore, dalle sei del mattimo alle quattro del pomeriggio, è il minore dei problemi. La situazione è apparsa subito molto grave, non tanto per la signora, che pure non si manteneva in piedi, quanto per l’organizzazione del pronto soccorso. Poco personale, poche barelle, attese sterminate, gente buttata ovunque, ma soprattutto un pericoloso abuso del “fai da te”, che ingenera ulteriori scarica barili di responsabilità.

Alla signora, infatti, prima è stato chiesto di accomodarsi su una sedia qualunque per la lasciare quella a rotella a un altro paziente che avrebbe avuto bisogno come lei di una barella, poi invitata ad andare per i fatti propri a fare le visite di accertamento: rx torace e consulto neurologico. Sottolineando l’assurdità di un simile comportamento, il marito ha comunque accompagnato la moglie dallo specialista, perché in quel momento era prioritario. L’invito dell’infermiera, la stessa intervenuta poco dopo, è quello di restare in attesa di un medico che non arriva. La donna non sviene ancora e il parente perde le staffe, minacciando di chiamare la polizia.

A quel punto, come succede spesso a questo punto, il medico magicamente compare e intanto è passato un quarto d’ora. “Non fossi svenuta, perché ero veramente debilitata – spiega la donna – non so quanto altro tempo avremmo aspettato. Mio marito è stato costretto ad alzare la voce per rivendicare un diritto che dovrebbe essere scontato, quello alla salute”.

Si continua a tagliare sui servizi essenziali e non, per esempio, sugli stipendi e gli altri privilegi della poltica, lasciando il personale delle trincee ospedaliere e i pazienti abbandonati a se stessi. Con risparmi più oculati, in settori in cui gli sprechi davvero non si contano più ormai, probabilmente si potrebbero assicurare condizioni lavorative migliori a medici e infermieri, oltre a un’assistenza adeguata ai pazienti.

La coppia di malcapitati, stremati dalla giornata, non ha mantenuto la promessa di rivolgersi al direttore sanitario dell’ospedale per lamentarsi di quanto accaduto. Lo facciamo noi. Direttore, così proprio non va.