Preso a pugni in faccia da un paziente ricoverato nel reparto di cui è primario. L’episodio, tenuto finora nel massimo riserbo, è accaduto lo scorso 23 dicembre nella Psichiatria dell’ospedale della Murgia. Il dottor Ennio Valerio Ripa stava visitando in una stanza un altro paziente quando l’aggressore, in preda a un raptus, ha fatto irruzione iniziando a colpire il medico con una violenza inaudita.

Schiaffi, calci, pugni sul viso. Il medico ha subito iniziato a perdere sangue in maniera copiosa. Il medico ha tentato di difendersi come ha potuto. Il baccano ha attirato l’attenzione di un paio di infermieri al lavoro a poca distanza. Solo il loro intervento ha permesso di strappare Ripa dalle mani del paziente fuori controllo. Il primario è stato accompagnato sanguinante e sotto shock al pronto soccorso dello stesso ospedale.

In passato, senza avere risposte di qualunque tipo, Ripa aveva chiesto una vigilanza, proprio per evitare casi come questo o intervenire prontamente qualora ce ne fosse stato bisogno. Eventi possibili in un reparto come quello di Psichiatria, al Perinei così come in ogni altro ospedale. In passato, per casi analoghi, anche all’indomani dell’omicidio di Paola Labriola, qualcuno aveva storto il naso quando si era paventata l’idea di mettere guardie in divisa fuori dai centri di igiene mentale o dai reparti di psichiatria.

Una soluzione va necessariamente trovata, per evitare che quanto fatto nei mesi successivi alla morte della psichiatra barese, si riveli solo l’ennesima reazione doverosa ma tardiva e  senza continuità. La violenta aggressione al dottor Ripa, al quale esprimiamo la nostra solidarietà, dovrebbe essere l’occasione giusta per aprire un tavolo tecnico che coinvolga tutti i soggetti interessati. In caso contrario, prima o poi ci ritroveremo a piangere lacrime di coccodrillo per un’altra Labriola. Questa volta è andata bene, ma la sorte torna sempre a ritirare il conto.