Non essendo esperti del settore, abbiamo contattato venti tra presidenti di associazioni di volontariato, soccorritori e autisti che si occupano dei cosiddetti trasporti secondari in ambulanza, quelli di malati e infermi. Avete mai assistito a un trasporto fatto dal solo autista dell’ambulanza, oppure effettuato voi stessi da soli il trasferimento di un paziente da un ospedale? La risposta è stata categorica: “No”. Non rassegnandoci, però, abbiamo incalzato: Ma in alcune circostanze può essere possibile? “Anche fosse possibile non è detto sia la scelta migliore. Da l’autista un trasporto non lo fa mai da solo”, ci è stato per lo più detto.

A quel punto, dopo aver interpellato chi fa questo di mestiere, in una regione come la Puglia, dove non esistono tariffe per questo genere di trasporti, ma il pagamento è lasciato al buon cuore del paziente e dei suoi familiari, abbiamo deciso di mostrare quanto successo alcuni giorni fa all’ospedale di Molfetta.

L’autista di un’ambulanza, sedia a rotelle in mano, è sceso dal mezzo per andare a prendere un paziente e trasportalo nel luogo di destinazione. Ci ha meravigliato averlo visto da solo, senza un soccorritore al suo fianco. E se per strada al ragazzo trasportato, con evidenti problemi, fosse successo qualcosa? E se ci fosse stato bisogno di un intervento immediato? E se il trasportato avesse avuto qualche intemperanza nel vano dell’ambulanza? Basta il controllo della spaesata parente che lo accompagnava? Possibile che non sia stato possibile affiancare all’autista un soccorritore, pur sapendo quanto è importante? Del resto per effettuare questo genere di trasporti non possono essere impiegate ambulanze qualunque, ma devono essere autorizzate dalla Asl. Poniamo le domande a chi di competenza, magari al presidente pugliese della Croce Rossa, Ilaria Decimo.

Da oltre un anno ci stiamo occupando degli effetti della privatizzazione della Croce Rossa. Il servizio si paga, seppure non esista una tariffa e alle nuove Croce Rossa (Associazioni di promozione sociale), i soldi servono come non mai in questo momento. D’altro canto, però, pur sfornando corsi su corsi per la formazione di nuovi volontari, questi ultimi generalmente abbandonano la divisa nel giro di due anni.

Non vorremmo che il trasporto di infermi e malati in totale insicurezza sia la conseguenza del nuovo corso. In ogni caso, con tante associazioni farlocche in giro, nate per speculare sulla pelle della gente, fa davvero specie constatare che a infrangere le regole del buon senso, la prassi e chissà che altro sia proprio l’associazione umanitaria più grande d’Italia, quella che un tempo ormai lontanissimo era anche la più gloriosa.