Il Porto di Bari.

Tutti i numeri dell’Autorità portuale del Levante messi nero su bianco dai giudici della Corte dei Conti. La reazione riguarda la gestione finanziaria del porto di Bari, Barletta e Monopoli nel periodo che va dal 2009 al 2014 e porta la firma dei magistrati Stefano Siragusa, consigliere estensore, e del presidente Enrica Laterza.

I numeri mostrano un quadro fra luci ed ombre: il disavanzo annuo, che nel 2012 era di oltre un milione di euro, si è ridotto fino a scendere intorno ai 300mila euro nel 2014. Il valore della produzione è salito fino a 11 milioni (era 8 milioni nel 2008) mentre il traffico delle merci, dopo anni di decremento, è tornato intorno ai 6 milioni di tonnellate.

Dall’altro lato, però, ci sono i dati negativi: il numero totale dei passeggeri ha subito una flessione, i costi sono aumentati del 47,8%, passando dai sette milioni del 2008 agli oltre undici milioni del 2014 e sono negative anche le cifre del patrimonio netto che è calato negli ultimi anni fin sotto i quattro milioni.

La relazione mette a fuoco anche le spese per il personale: il costo globale è sceso gradualmente negli ultimi anni ma adesso conta comunque oltre tre milioni di euro. L’emolumento garantito al presidente supera i 200mila euro, quello del segretario generale è poco sotto i 150mila euro.

Nel lungo testo compare anche un’ampia parte riguardate la situazione delle partecipazioni societarie: “Permane la lacunosità delle informazioni contenute nella nota integrativa – fa notare la Corte – e l’assoluta mancanza di relazioni e note concernenti le partecipazioni. Insomma, non risulta che l’ente portuale abbia puntualmente adempiuto agli obblighi di comunicazione al Dipartimento del Ministero del Tesoro dei dati inerenti i beni immobili e alle partecipazioni.

I magistrati, inoltre, fanno notare che da più di 40 anni manca il piano regionale portuale, approvato l’ultima volta nell’ormai lontano 1974.