Sei persone sono state rinviate a giudizio dal Tribunale di Bari per la morte di Paola Labriola, la psichiatra uccisa il 4 settembre 2013 da un paziente mentre era a lavoro nel Centro di salute mentale.

Tra queste anche l’ex dg dell’Asl di Bari, Domenico Colasanto. Secondo quanto appreso dall’ANSA, la Procura contesta a Colasanto i reati di morte come conseguenza di altro delitto, omissione di atti d’ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità.

Il processo riguarda le presunte responsabilità dell’Asl per la carenza di dispositivi di sicurezza nella struttura.

In concorso con l’ex dg rispondono di induzione indebita l’ex segretario di Colasanto, Antonio Ciocia, e un altro dipendente della Asl, Giorgio Saponaro, per aver “pressato con insistenza” il funzionario Asl Alberto Gallo nella predisposizione dei falsi documenti di valutazione dei rischi.

Sono inoltre accusati di falso lo stesso Gallo e altri due funzionari, Baldassarre Lucarelli e Pasquale Bianco. Per il delitto è stato invece condannato in appello a 30 anni il 40enne Vincenzo Poliseno.