L’obiettivo è fare chiarezza il prima possibile. A cominciare da lunedì 25 luglio, e per tutta la settimana, i consulenti incaricati dalla Procura di Trani, saranno impegnati in controlli e prove sul luogo della tragedia. Un lavoro certosino e fondamentale per i magistrati di Trani, che indagano sul disastro ferroviario del 12 luglio scorso, costato la vita a 23 passeggeri dei due convogli delle Ferrovie del Nord Barese venuti a contatto tra Corato e Andria.
Sono ancora tante le domande senza risposta, seppure ormai appare evidente che il solo errore umano da solo non possa giustificare quanto accaduto. Il dito è puntato contro la mancanza di alcune dotazioni di sicurezza. E mentre i periti torneranno sul luogo del disastro per tentare di far luce su quanto successo, i magistrati ascolteranno altre persone, informate sui fatti o indagate, come i vertici di Ferrotramviaria, la società che gestisce la ferrovia.
C’è attesa per gli interrogatori di Gloria Pasquini, presidente della società; Massimo Nitti, il direttore generale e Michele Ronchi, il direttore d’esercizio. S’indaga per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario colposo. Il convoglio partito dalla stazione di Andria, stando a quanto sembra, poteva essere fermato prima dell’arrivo del treno proveniente da Corato. Al contrario di quanto accade sulle linee ferroviarie date in concessione, infatti, le Ferrovie dello Stato sono dotate del sistema di controllo cosiddetto “marcia treno”.
Quattro anni fa, senza che poi se ne fece mai nulla, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, ipotizzò di integrare treni delle società concesse con tratti di infrastrutture di proprietà dello Stato. Quello dei periti sarà un lavoro fondamentale, da fare presto, ma anche con tutte la dovizia che le vittime e i loro familiari meritano.