La verità sul disastro ferroviario costato per il momento la vita a 27 persone, con almeno 50 feriti, alcuni dei quali gravissimi, potrebbe essere contenuta nella scatola nera. Un bilancio inaccettabile e probabilmente non definitivo (poiché si tratta di un treno e non di un aereo con la lista dei passeggeri), per uno dei più drammatici incidenti ferroviari della storia d’Italia: lo scontro frontale tra due convogli lanciati presumibilmente a oltre 100 chilometri orari sul binario unico della Ferrotramviaria, in un tratto con una leggera curva, al chilometro 51.

Erano circa le 11 al momento dell’impatto. Cordoglio planetario per il disastro su cui è stata aperta un’inchiesta della Procura di Trani, condotta dal procuratore aggiunto Francesco Giannella. La pista più accreditata per il momento è quella dell’orrore umano, ma non si esclude il guasto tecnico. Si è lavorato a mani nude tutta la notte e si continua a farlo, seppure va diminuendo la speranza di trovare passeggeri ancora vivi. C’è chi paragona l’incidente a un disastro aereo. Detriti ovunque, urla di pendolari con i corpi dilaniati, gente in stato confusionale che vagava nelle vicinanze dei convogli, partiti da Andria e da Bari.

Storie drammatiche, come quella di una mamma e una figlia abbracciate in un ultimo gesto d’amore, ma anche di gioia, come quella del bimbo di sei anni trovato vivo. Era in Puglia per trascorrere le vacanze insieme alla nonna, che purtroppo non ce l’ha fatta. Sarebbe vivo, anche se gravemente ferito, uno dei due macchinisti dei treni. Lo dicono fonti inquirenti, che confermano invece che l’altro macchinista sarebbe morto nell’impatto. A lui, infatti, apparterrebbero una gamba e una mano recuperati tra le lamiere della locomotrice del convoglio proveniente da Bari.

Il principale accusato è la linea unica, dal raddoppio partito troppo tardi. Ma il Pm di Trani, Francesco Giannella, che dirige l’inchiesta, ha detto che “apparentemente abbiamo le idee chiare; questo significa che lavoriamo sull’errore umano o su quello che lo ha determinato o semplicemente sulle istruzioni che sono state date al personale”. Per ora non c’è alcun indagato. E c’è chi punta il dito contro la mancanza di sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria: in quella tratta, infatti, viene ancora usato il cosiddetto ‘blocco telefonico’, cioè la comunicazione telefonica del via libera sul binario unico.

“Uno dei due treni è di troppo, quale lo chiarirà l’inchiesta”, ha detto da parte sua il direttore generale di Ferrotramviaria Massimo Nitti. I due convogli, ha aggiunto, “erano ultramoderni, uno del 2005 e l’altro del 2009, dotati di sistemi frenanti efficienti”. Non solo l’inchiesta della magistratura. Una commissione d’indagine è stata annunciata dal ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, giunto sul posto. Seppure proprio al ministero si addossano colpe su ritardi e mancati investimenti al Sud. I rilievi saranno compito della Polfer.

Sul luogo dell’incidente si è recato anche il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Lacrime e dolore per queste vite spezzate e per le loro famiglie”, ha detto il Premier, che poi ha aggiunto: “Ma anche tanta tanta rabbia”. La politica è divisa e dal Movimento 5Stelle, il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ha detto: “L’Italia ha diritto di conoscere la verità. Vogliamo che sia fatta chiarezza, su tutto. La magistratura faccia il suo corso, ma con la tecnologia odierna e le soluzioni a disposizione è assurdo che possano continuare ad accadere tragedie del genere”.