Dolore, rabbia, molti interrogativi ancora senza risposta e tante lacrime. Sono questi gli elementi che hanno caratterizzato l’ultimo saluto a Nicola Gaeta, capostazione della Ferrotramviaria tragicamente scomparso nel disastro ferroviario che lo scorso martedì ha strappato via all’amore dei propri cari ben ventitre vite umane.

Nicola aveva 56 anni, molti dei quali passati a bordo dei treni del Nord barese e tanti altri trascorsi accanto a Gaetana, la sua compagna di vita. La donna arriva nel piazzale della chiesa del Redentore insieme ad altri parenti, indossa degli occhiali scuri per nascondere gli occhi gonfi di lacrime ma la collera, quella proprio non riesce a nasconderla.

La donna racconta delle decine di chiamate inoltrate alla direzione dell’azienda per avere notizie del suo compagno e di una attesa straziante interrotta solo dall’amara notizia del decesso. Si sentivano costantemente lei e Nicola, per tenersi un po’ compagnia. E quel lungo silenzio, martedì mattina, l’aveva preoccupata. Lui, sempre disponibile e collaborativo, su quel treno era salito per sostituire un collega che gli aveva chiesto un cambio di turno. Una corsa iniziata a Ruvo, che avrebbe dovuto esaurirsi ad Andria ma che è terminata solo qualche chilometro più in là.

Il sindaco Decaro abbraccia Gaetana. “Ormai per Nicola non c’è più niente da fare – dice al primo cittadino una parente della vittima -, ma per i tanti giovani bisogna fare qualcosa. Questa strage non può restare impunita”. Con il sindaco ci sono anche il suo vice Vincenzo Brandi, diversi consiglieri comunali, il comandante della Polizia Municipale Nicola Marzulli ma soprattutto tanti colleghi.

“Quelli più giovani lo chiamavo zio proprio come me” . Rivela Sabrina, nipote di Gaeta, in un commovente ricordo. Arriva il momento dell’omelia di don Francesco Preite, il sacerdote che ha officiato i funerali. “La logica dell’economia – dice – non può prevalere sulla vita. Qualcuno deve assumersi la responsabilità delle mancanze che hanno portato alla morte di Nicola e delle altre innocenti vittime di questa tragedia”. Speranza condivisa da tutti i presenti in una chiesa davvero piena di gente.